Quale è il linguaggio della Quaresima?

Tempo delle rinunce, della mortificazione, del sacrificio quaresimale, della penitenza, della conversione dal male al bene, ecc ?! Non far piangere Gesù … Gesù è morto in Croce per te e tu cosa fai per lui? …
Meditare: (che pizza: stare zitto e pensare… a che cavolo?)

IL cristiano bravo è quello che si sa privare di ogni cosa, che sa vivere di niente, che se uno lo maltratta, lui,  zitto , subisce, se qualcuno gli fa ingiustizie deve avere pazienza,…
Senza mangiare, senza bere, senza dormire, senza…aspettando che queste cose ci portino in Paradiso … tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m’è diletto?

E ancora: questo tempo perverso dominato da Satana, ci porterà tutti all’inferno … verrà la fine del mondo, ogni terremoto e distruzione, l’AIDS; ogni sofferenza è perché il mondo è peccatore ecc…

Questo linguaggio è il linguaggio autentico della Quaresima?

Qualcosa di questo è pur vero: ma è la mentalità che lo genera che è errata come se per “fare la volontà di Dio” uno dovesse crepare di dolore.

E’ possibile un altro linguaggio?

La mamma ti dice di studiare invece di giocare: ringrazia Dio di averti dato una mamma così perché capisce che serve questo per diventare più importante per te stesso e per gli altri. La tua personalità cresce davanti agli uomini e davanti a Dio.

Il linguaggio Quaresimale sia: “Facciamo qui tre tende”

Meditare: pensare con amore
La bellezza del Silenzio
Avere una chiesa ordinata, raccolta, curata è davvero entrare in una casa invitante
Una Messa preparata bene Quanto sono stato bene
Dopo la Messa: è passata un’ora e non me ne sono nemmeno accorto
E’ stato piacevole stare insieme
Mi viene voglia di ritornare, di esserci sempre, di stare qui

Isaìa 58,1-9a

«Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce, dichiara al mio popolo i suoi delitti,
Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio:
“Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?”.
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».

Avere una strada pulita rende bello la città e l’ambiente
Tutto è ordinato: stiamo osservando le regole del traffico
Quaresima: attesa e fiducia
Pasqua: oggi è un giorno diverso. La Festa siamo noi!
Salmi che confortano
Gli Apostoli non andavano a cercarsi sofferenze ma  Predicazione e Annuncio del Regno.

La Parola di Dio è Salvezza: Il Signore viene, adesso, subito;  oggi e qui.

Vieni, Signore Gesù!

 Ho conosciuto il tuo cuore[1]

 Un dialogo sorprendente, tra Dio ed Abramo:

«Abramo!». «Prendi, va’… dammi tuo figlio…». «Eccomi!».
Subito, la spiegazione della volontà del Dio di Abramo: « Ho conosciuto il tuo cuore! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito.

Non stendere la mano contro il ragazzo! ».

Nella Sacra Scrittura, pur tra tante infedeltà, il dialogo tra Dio e l’uomo è sempre vivacemente presente. E Dio parla, sempre amorevole, anche all’uomo che confonde i lineamenti di Dio con quelli dell’uomo. Talvolta pensiamo a Dio come uno che abbia anche i difetti dell’uomo: gelosie, invidie, rivalità, concorrenza.

Ciò che segue sembra dire: “Ma che hai capito?”
Abramo, allora comprende e risponde. Finalmente felice: “Tu, sei il mio Dio!”.
Dio non ha i vizi umani… nemmeno le virtù. Dio “è”, non “ha”.

Dio colma di benedizioni “come le stelle del cielo e come la sabbia del mare”.

Benedice me; dona a me la capacità di benedire.

Dio è colui che giustifica! Il suo mestiere non è quello di giudicare e condannare.

Dio è il Dono, l’Amore; è “per, con, in noi”.

Egli non ha risparmiato il Figlio, ma lo ha consegnato e Cristo Gesù è “morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi”!

Chi è capace di parlare e agire come parla e agisce Dio?
Se non siamo già capaci di farlo, ce la sentiamo di imparare?
A scuola da chi? Da Gesù Cristo; e da chiunque vuole rimanere alla sua scuola.
Pietro, come una volta Abramo, solo lui, ha compreso; ha imparato; tanto che non può fare altro che esclamare:

“Rabbì, è bello per noi essere qui!”

Facciamo qui, di questa chiesa, che abbiamo ricostruita così bella e raccolta, un luogo di sosta e di riposo per il cuore. Che succeda che la Messa sia effettivamente celebrazione della Cena del Signore!

Una prima osservazione: Personalmente, preferisco la Messa di questa comunità a tutte le altre e un po’, almeno un po’, non sono d’accordo con chi si mette a lodare altre esperienze di fede e non sa magnificare le proprie.

Una seconda osservazione: forse, non so nemmeno ciò che dico, ma spero di aver sempre annunciato a voi: «Ascoltatelo! Questi è il Figlio del Padre. Il Santo Spirito ci aiuta a comprendere».

E, con queste convinzioni, riuscire a non seguire alcun uomo; non raccontare esperienze vissute ed annunciare il Figlio dell’Uomo, Risorto dai morti, “il Vivente”.

Al contrario dei Discepoli, come gli Apostoli, dobbiamo farlo:

Raccontare, narrare è il nostro mestiere.

[1] 2018-2-25 II QUARESIMA B. Genesi 22,1-2.9-13.15-18;Salmo 115,10.1519;Romani 8,31-34;Marco 9, 2-10