Il motivo che sorregge questo scritto è “Linguaggio”.

Perché anche “Cristiano”?

Nella celebrazione del Battesimo, il celebrante consegna ai battezzandi, quasi in dote, la preghiera insegnata da Gesù. Da quel momento, i battezzati hanno la missione di tradurre in realtà gli ideali significati dalle parole che il battezzando è accompagnato a pronunciare. Il Padre nostro, e il Linguaggio Cristiano, sono inclusivi di tutti gli aspetti umani di ogni esistenza che è, per natura, in qualche modo unita al Regno di Dio. Nella preghiera il cristiano sogna che “venga il tuo Regno”, ma sogna anche che ogni uomo abbia il “pane quotidiano” coinvolgendo, quindi, nella preghiera, ogni realtà divina ed umana. Prega il cristiano, perché, operando, il sogno venga realizzato.
Lo scopo di un Linguaggio Cristiano è fondare un Dialogo amorevole tra Dio Creatore e, per mezzo dell’Uomo, con tutto il Creato.
Il Linguaggio non è soltanto parlare una lingua, ché, allora, potrebbe essere definito “dialetto cristiano”, lingua che un popolo parla, quasi in dialogo familiare, e con la famiglia vocalmente comunica. Si distanzia da altri linguaggi, ma non si oppone ad essi; conduce ogni persona a manifestare in modo semplice i retaggi dell’animo sia della persona singola che di tutto il popolo ed è vogliosa e capace di comunicare. Il Linguaggio è modo di pensare e di essere di una persona dentro un popolo; è usi, costumi; è rendere manifesta una persona in un popolo; include la testimonianza, la gloria manifestata di appartenere ad un popolo.
Il Linguaggio Cristiano intende convertire e nobilitare il mondo che, pressato da necessità materiali, dà grande valore ai valori economici, quasi sottomettendo anche la fede al ricercare più l’Utile che il Bello. Il cristiano è in missione per accrescere la capacità dell’uomo di creare un ambiente in cui vivere non sottomesso al profitto, progresso, guadagno soltanto economico; dona luce a finalità essenziali per fondare un uomo quasi concreatore della Storia e aiuta a comprendere come, per l’uomo, è importante ciò che serve, ma, più importante, chi l’uomo riesce ad essere.
Il linguaggio cristiano non tende ad escludere il linguaggio del popolo ché, anzi, lo include, lo innalza come il linguaggio “volgare” fu esaltato e divenne lingua scritta, nella Divina Commedia di Dante, e linguaggio di popoli credenti al Dio di Gesù Cristo in comunicazione condivisile per altri popoli e culture. Il Linguaggio Cristiano ha la capacità di includere, dare pieno senso e condurre a compimento ogni valore di linguaggio umano conducendolo ad accrescersi ed attingere, così, ai valori del Bello e del Vero.
E’ compito del credente raddrizzare la Storia. A questo il linguaggio cristiano invita l’uomo, piuttosto che all’atteggiamento vittimistico di sentirsi preda di un fato ingiusto e infedele. Il Dio di Gesù non è la divinità dalla quale pretendere interventi riparatori per ogni inadempienza umana o della natura.
Non ha questo scritto pretese di rifondare il linguaggio del cristiano, ma di aiutare a rammentare al credente le motivazioni essenziali di una fede che, sola, ha radici evangeliche. Riavvicinare coloro che si definiscono cristiani alla rilettura devota della Sacra Scrittura e farla divenire linguaggio personale e comunitario, libero della libertà della gloria dei Figli di Dio, in dialogo amorevole per la creazione di una Storia di salvezza comune.
Questo scritto spera di dare un contributo perché la Parola divenga fonte del Linguaggio del Cristiano in dialogo testimone di speranza e di bellezza.