Ricordi e riflessioni di Don Lamberto
1. La storia:
Doveva iniziare la Processione in onore della Madonna ed eravamo, invece, ancora chi nella sacrestia, chi in chiesa, S. Giovanni. Tutti i preparativi per l’uscita della Processione erano stati ultimati.
Pioveva, diluviava. Ci domandavamo: si farà la processione? Lo domandavamo anche a Lei, Addolorata.
Era stato preparato anche un telo, raro a quei tempi, di plastica, per coprire la Madonna se qualche goccia d’acqua…
Molti araldi dicevano che erano pronti per la processione, a qualsiasi costo. Ricordo parole precise: “Io esco pure con il diluvio”. Seguito da: anch’io…anch’io!
E venne il diluvio.
Don Dario Nardi, Pericle Scriboni, rispondevano dicendo: Vediamo come va. Andammo a vedere dalla porta della chiesa e un fiume d’acqua scendeva da San Marco. Era l’alluvione. Pian piano tutti cercarono di poter tornare, delusi, alle proprie case. Alle 23,00 don Dario, con la 500, con coraggio mi volle accompagnare verso casa. All’uscita della Porta di S. Marco l’acqua ci portò via, ma lui riuscì a riprendere i comandi della macchina.
Ed era notte. Alla luce di fulmini e lampi tornai a casa.
18 settembre 2020: Oggi, c’è cosa ben peggiore dell’alluvione. Che lampi, tuoni e fulmini ci consentano di tornare a casa. Con linguaggio di fede: che la Madonna Addolorata, l’ho pregata ieri nella chiesa, preparata non come nella festa di Settembre, ma come nella tragedia del Venerdì Santo, con il figlio sulle ginocchia e sulle braccia, ci aiuti a tornare a casa. Ancora una volta è notte.
Una notte che ha colpito tante volte, lasciando ferite: alluvione, terremoto, trombe d’aria, malattie. Chernobyl, inquinamento; ricchezza è diventata l’immondizia, per chi se ne sa giovare e la fa diventare affare. Non c’è una famiglia che non debba piangerne. Un mondo sommerso da isole di plastica e di rifiuti, plastica che avrebbe potuto coprire il vestito della Madonna 60 anni fa, oggi non è capace di coprire il Coronavirus, anzi lo aggrava.
2. E tu, Maria, ci hai abbandonati?
Siamo soli:
Marco 6,31: Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano.
Marco 9,2: Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro.
Filippesi 4,15: All’inizio della predicazione del Vangelo, nessuna Chiesa mi aprì un conto di dare e avere, se non voi soli.
Siamo nudi:
Giovanni 21,7: Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare.
Matteo 25,36: Ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi».
Matteo 25,38: Quando mai ti abbiamo visto nudo e ti abbiamo vestito?
Marco 14,52: Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Ebrei 4,13 : Tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Apocalisse 3,17: Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo.
Apocalisse 16,15: Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo.
Don Domenico Brizi, il parroco – vescovo, dalla loggia sulla piazza, al termine della Processione, invitava a non perdere entusiasmi e presenze.
Don Dario Nardi, parroco, nel mese di settembre, assente soltanto qualche ora, la sera del 3 settembre, per vedere la macchina di Santa Rosa, intensamente a lavorare per onorare Maria.
Tutti gli Araldi, trasportatori e non trasportatori, uomini e donne; l’entusiasmo di tutti, sacerdoti, fedeli, nella Processione, nelle celebrazioni del mese di settembre. Non li abbiamo, fisicamente, più. Se impariamo ad ascoltare ancora: li abbiamo presenti.
Inviti accolti per onorare la vita.
Don Steno Santi: di lui, uno degli ultimi nostri grandi, sia permesso proporre alla meditazione alcune parole per rivestire la nudità, per riempire la solitudine.
«L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri».
“Il cristiano non ha il compito di rincorrere il mondo, di mettersi al passo di tutte le mode”.
Quasi con tenerezza decisa, “Dobbiamo avere il coraggio di fermare l’uomo, dirgli che correre non vuol dire crescere; che il vero progresso consiste nello sviluppo armonico della persona, non nell’andare più in fretta”.
Non vogliamo, forse, fermarci, ma è il nostro pericoloso dramma: “Dirgli che correndo è diventato distratto, non si accorge più di sé e degli altri”.
Appelli sono da rivolgere, con passione, non con linguaggi stereotipati ed annoiati: “Dirgli che l’aumento delle conoscenze è utile solo se unito ad un aumento della coscienza. L’aumento della potenza è pericoloso se non è accompagnato da un aumento di saggezza”.
Non perdiamo coraggio: Cristiani capaci di parole testimoniate ne abbiamo oggi come in passato.
Con le mascherine che abbiamo non ci riconosciamo: bisogna fermarci un attimo per saperci riconoscere, tirando giù la maschera, “come figli tra figli”. L’uomo cristiano è chiamato a testimoniare che può rivolgersi a Dio chiamandolo Padre: “Rivolgersi al Padre come figli tra figli”.
Non possono esserci, in mezzo a noi, persone che possano dimenticare le nostre radici e chi ha coltivato i nostri alberi.
Se ne fosse presente qualcuno, si illuderebbe di riuscire a farlo: possono procurarci ferite, ma da tutte con Gesù e sua Madre, Maria, anche se colmi di dolori, insieme a Lei e al Figlio, risorgeremo. Queste parole, frutto sincero e raccolto di meditazione della sacra Scrittura, non sono più di un uomo che parla, ma di un uomo che ha quasi carboni ardenti nella bocca e nelle mani corrotte e dolenti per la malattia, e che, a somiglianza dei profeti di Israele, pur se fisicamente assente, proclama:
“Non c’è più il tempo di domandarci perché, ma di cogliere il senso e il significato dell’esistere. In fondo il Signore ci chiede di sostare un istante. Allora il silenzio diventa più eloquente della parola”.
L’obiettivo che dobbiamo proporci è il cambiamento di mentalità e di un nuovo stile di vita: aprire il cuore alle Sacre Scritture. Non si può aver timore di sentirsi insufficienti: “L’uomo è per essenza debitore”.
Il peccato è a noi possibile: siamo capaci, a differenza di non credenti, di riconoscerlo, sapendo di essere capaci di chiedere perdono all’uomo e a Dio e che è più lieve ricevere il perdono di Dio che quello dell’uomo: “Siamo figli peccatori; il perdono lo stiamo chiedendo a un Padre, non ad un padrone”.
Non abbiamo bisogno di fare chilometri di strada per cercare testimoni: li abbiamo, teniamoceli cari.
Chi può essere, oltre l’uomo presente, esempio, testimone, aiuto e mezzo di comunione?
3. Come nel Cenacolo, al centro una donna
Da Atti degli Apostoli: all’origine della trasfigurazione del mondo esiste un piccolo gregge sperduto e spaurito, riunito attorno ad una povera donna, Maria, Madre di Gesù. Questa iniziale, unica devozione, a Maria, riunisce i dispersi, soli e nudi, li rasserena, li rende capaci di attendere lo Spirito dono del Padre e del Figlio.
Nell’attesa dello Spirito che viene: è Maria che dona anima e conforto al piccolo gregge sperduto.
Quale altro centro devozionale cercare?
Maria aiuta a comprendere che la resurrezione è al terzo giorno: l’abbandono del Padre al momento della Croce dura fino al terzo giorno – nemmeno tre giorni – e impone salvezza; non dopo i secoli della Storia della salvezza, ma al terzo giorno, lasciando alla fine dei tempi la restaurazione universale.
Questo uomo che vogliamo far rinascere dal basso, mai avrà vittoria finché non sarà riuscito a comprendere che si rinasce dall’essere lavati e rinati dal Sangue di Gesù Cristo. E sarà Maria ad asciugarci da tutto il pianto, come sangue, versato.
Granello di senape:
Matteo 17,20 (Mt 13,31; Mc 4,31; Lc 17,6): Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: «Spòstati da qui a là», ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».
Luca 13,19: È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
Due o più riuniti:
Matteo 18,20: Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Abbiamo seminato senape, ma era umana, ci siamo rivestiti, ma con abiti da uomo, ci siamo riuniti, ma ognuno pensava ai fatti suoi. Dolore, preghiera, fede, senape umana. Non è capace del miracolo.
Riconosciamo gli errori, vestiamoci, perché nudi, riuniamoci perché soli. La Parola è l’unica ricchezza sicura.
Gli uomini tutti passano: rimangono le loro parole quando presentano Parola di Dio.
Ora è il tempo: manca la processione, non manca la devozione, non manca Maria.
Perdiamo molto nel non poter testimoniare anche alle mura delle nostre case distrutte e risorte, ai nostri cari che sono ancora qui e non riusciamo a vederli con occhi di terra.
Non possiamo, oggi, far vedere spalle, mani, piedi portare l’immagine in Processione, bocche che, nelle strade e nelle piazze, cantano lodi a Maria: superiamo nostalgie e facciamo vedere a chi corre il pericolo di dimenticare, che è possibile, anche senza una Processione fisica, fare memoria e presenza di una Madre, al nostro fianco piangente e serena, Madre per sempre, che riesce a stare in piedi anche davanti alla Croce: attende e vede e constata una continua resurrezione.
Preghiera alla Madonna Addolorata Tuscania
Vergine Santissima, che ai piedi della Croce, nell’amarezza di incomparabile dolore, ci acquistaste per figli, volgete su di noi il vostro sguardo pietoso. Ispirateci viva fede, carità perfetta, pazienza invitta nelle tribolazioni di questa misera vita.
Da questa sacra immagine, che è pegno e retaggio della fede e dell’amore dei nostri avi, si effonda continua su di noi la vostra materna bontà.
Degnatevi o Madre nostra Addolorata, perfezionare le nostre anime, custodire i nostri corpi, benedire le nostre imprese, santificare le nostre gioie e i nostri dolori.
Fate che questo popolo, di cui ora siete l’incoronata Regina, giammai si allontani da voi, ma fedele e devoto in ogni tempo ai vostri piedi si prostri per godere ognora gli effetti della vostra valevole protezione.
Otteneteci o Vergine Addolorata, che non deviando mai dalla eretta via, con la guida di vostre sante virtù, possiamo un giorno raggiungere il cielo e, incoronati di gloria immortale, godere Iddio con voi per tutta l’eternità. Così sia.
Inno alla Madonna Addolorata (Maestro concertatore Amedeo Cerasa)
Nell’angoscia del tuo pianto,
nel supremo tuo dolore,
salga, o Madre, questo canto
salga a te consolatore.
Il tuo popol benedici
Santa Madre del Signor.
Nell’angoscia del tuo cuore
Ti conorti, o Madre pia,
il pensier che il nostro cuore
è per te, Vergin Maria.
Il tuo popol benedici
Santa Madre del Signor