Una Lectio strana: Sacra Scrittura e Reddito di cittadinanza
Una idea e iniziativa nobile operata da materialisti (non parlo di partiti politici, parlo di materialismo e basta!) diviene offesa alla costruzione della dignità umana:
2 Tessalonicesi 3,3.8.10:
Noi 3 non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. 10E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
E’ S. Paolo, non è Marx. E, fino a prova contraria, S. Paolo è vissuto e ha scritto qualche giorno (!) prima di Marx.Matteo 20,1-8:
Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna …
E disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?».
Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò».
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi».
Gli sfaccendati, oziosi, producono anche delitti:
Willi Monteiro, Don Roberto Malgesini.
Leggi pensate giuste e realizzate in modo errato:
Il “Sussidiario” era un gran libro, testo che, nelle scuole elementari, era di sussidio per le letture e per l’insegnamento del maestro in tutte le materie di studio. C’era il sussidio e c’erano tutte materie da studiare.
Nel Reddito di cittadinanza, spesso, c’è il sussidio e basta. Nulla da fare: né compiti né lezioni. Le lezioni le dà chi riceve il sussidio … e ne vediamo di belle.
Il Reddito di cittadinanza, per essere giusto, dovrebbe comportare la necessità di lavorare nella vigna, per non mangiare gratuitamente il pane di alcuno.
Bisogna mettere a disposizione la vigna, ma chi non vuole andarci, neppure mangi.
Questa è carità, il resto è o elemosina ingiusta, se va bene, o buonismo e allora il sussidiato (italiano, rifugiato, o chi sia) o, più probabilmente, i loro figli ti spareranno addosso.
La vigna rimane del padrone, che la mette a disposizione per il lavoro. Il lavoro non è soltanto mezzo di produzione del reddito, ma mezzo per costituire e costruire la persona come uomo libero.
E’ da soccorrere chi vorrebbe e non può lavorare, non chi non ha voglia di lavorare. Chi non vuole lavorare ha bisogno non di sussidi, ma di conversione; se non accetta conversione deve essere posto almeno nella impossibilità di spararti addosso.
Oltre questo discorso umano e di preparazione alla fede cristiana, c’è il discorso dell’imitatore di Cristo, capace anche di consegnarsi liberamente alla morte. L’educare attraverso il martirio è ugualmente bisognoso di perdono da domandare e da donare. Chi è disponibile a questo (ne seguisse o meno la morte) è martire della fede.
Il non mangiare gratuitamente il pane di alcuno vale per i poveri sussidiati; vale anche per chiunque riceva uno stipendio. Se lo stipendio fosse superiore alle prestazioni di lavoro (superpagati, sussidiati, vitalizzati, nello Stato e nella Chiesa, ma anche sfaccendati), non si chiamerebbe stipendio, si chiamerebbe furto.
La politica che ne è all’origine (dal momento che queste ingiustizie esistono) è sbagliata e da riformare.