Raccontava don Leopardo Venturini (Mons. Venturini: per noi era don Leopardo) riguardo alla vita di Gnanone:
Da muratore-imbianchino Gnano era divenuto un addetto di banca (non so in quale ruolo).
Lavorava a Ravenna. In qualche giorno e tempo dell’anno andava, veniva, a Tuscania.
Per andare da Tuscania a Ravenna l’unica via transitabile (poco) era allora una delle strade che nella guerra aveva costituito la Linea Gotica. In tutti i tornanti e curve, sull’Appennino da Ravenna a Sansepolcro, c’erano ponti e ponticelli che i tedeschi in ritirata avevano fatto saltare e non erano ancora stati riparati; alcuni semplicemente riempiti di terra e sassi. In più i trasporti erano costituiti da qualche scassato pullman o camion.
Gnano si avventurava con questi mezzi superaffollati. Non sempre c’era posto all’interno ed alcuni, pur di riuscire a viaggiare, salivano, dalla scaletta che esisteva sul retro del pullman, sul portabagagli, insieme a valigie, casse e cassoni.
Quel giorno sul portabagagli era finita anche una cassa da morto, vuota. Gnano era il solo passeggero sul portabagagli. Iniziò a piovere, sollevò il coperchio della cassa, vi si adagiò dentro e chiuse il coperchio. Tanto il viaggio era lungo. Sul portabagagli durante il viaggio salirono altri inquilini, che, facendo le corna per la cassa da morto e tenendosi distanti, si misero seduti sull’ampio portabagagli. Gnano si fece una pennichella e, risvegliato (dal sonno, non eterno, come pensavano gli altri inquilini del portabagagli), gli venne il desiderio di vedere se pioveva ancora e se si poteva uscire all’aria aperta.
Sollevò il coperchio e, visti gli altri coinquilini, domandò loro: Piove più?!
Si trovò immediatamente solo sul portabagagli del pullman che continuava la sua strada: gli altri inquilini erano saltati dal pullman e l’avevano lasciato solo e risorto. “Hosto, disse Gnano, mo’ state mejo?”.