Per noi, attuali, sono le parole della Scrittura: Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice». E’ questo il tempo nel quale avvertiamo di essere troppo infelici. E sentiamo una chiamata che spereremmo di vita ed invece è di morte.
«Abramo!». «Eccomi!».
Una volta ha chiamato il Signore per il sacrificio, due volte chiama per la resurrezione.
«Abramo, Abramo!». «Eccomi!».
“Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente di male”!
Così è stato, anche, per il Figlio, in Croce; dal Padre è venuto il dono del risorgere:
Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!


Trascurando la narrazione storica di Abramo ed Isacco e di come il fatto sia accaduto, occorre cercare di comprendere i significati spirituali e di vita della Parola per noi credenti.
“Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito”.
Abramo ha ascoltato, risposto immediatamente: ha compreso, portato dentro sé la risposta.
Umanamente incomprensibile la morte, ugualmente incomprensibile la gloria:
“Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”. Il linguaggio fatto di terra nulla chiarisce.
Gesù è risorto e lo abbiamo veduto. Ma la nostra resurrezione dove sta? Non la vediamo!
Ci chiediamo come i discepoli: “che cosa vuole dire risorgere dai morti”?
E, prima, ci eravamo chiesti il perché del morire.
Gesù “ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto,
se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Essi tennero fra loro la cosa”.
Ragionando e spiegando non riusciamo a capirci nulla. Non possiamo fare altro che pregare e meditare.
La nostra umanità scopre accadimenti incomprensibili, tortuosi o fatti di tenebre e silenzi.
Quando, Signore, rivedremo la luce?
Quante volte pregando, celebrando, vorremmo poter esultare ed esclamare: che bello?!
Ogni tanto si intravvede una piccola luce, attraverso cui possiamo orientare i nostri passi.
La tua trasfigurazione, la Resurrezione ci guidano nel cammino del sacrificio giornaliero.
Quando potremo anche noi gridare: Maestro, “è bello per noi essere qui”?
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» è l’unica risposta da seguire.

Per attuare nella Carità di Gesù la Parola: Quaresima è conversione: dalla parola di don Steno Santi
Chi ama dimentica i torti ricevuti

28 FEBBRAIO 2021, II DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B

Aspirazione attuale nelle parole della Scrittura: “Ho creduto anche quando dicevo: «Sono troppo infelice».
Avvertiamo di essere troppo infelici. Ci chiediamo come i discepoli: la nostra resurrezione dove sta?
La nostra umanità scopre accadimenti incomprensibili, tortuosi o fatti di tenebre e silenzi.
Ogni tanto si intravvede una piccola luce, attraverso cui possiamo orientare i nostri passi.
Quando potremo anche noi gridare: Maestro, “è bello per noi essere qui”?
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» è l’unica risposta da seguire.