Ma quando, o Signore?
Apocalisse 7,2-4.9-14; Salmo 23 (24); 1Gioanni 3,1-3; Matteo 5,1-12

Rivolgiamo a Dio la domanda riguardo all’avvento del Regno nel quale i miti, coloro che piangono, i poveri in spirito, i perseguitati avranno ricompensa. La domanda è di doppio valore: adesione al piano di Dio di riconciliare tutte le cose per mezzo di Cristo in Dio e questa prima formulazione va a genio; la seconda non molto: per giungere a rendere chiaro quale fosse il suo Regno, Gesù si è sottoposto alla Croce per poter giungere alla Resurrezione. Non è che ci si possa attendere di meglio.
Ci auguriamo di essere tra quelli segnati con il sigillo del Dio vivente e non essere devastati completamente dal martirio quotidiano della esistenza terrena alla quale stiamo, già molto chiaramente, partecipando.
Per questo martirio quotidiano domandiamo: quando terminerà?
Beati e consolati è che non siamo soli nel martirio: anche Lui è qui, oggi, adesso, insieme con noi, poveri, offesi, piangenti.

Non è beata la povertà, la persecuzione, la sofferenza: esse sono chiaramente peccato, il peccato del mondo che si ripercuote sulle carni dei misericordiosi e degli operatori di pace. Se esiste un povero, uno che piange, un perseguitato, un malato altrettante colpe li hanno resi tali: colpe e responsabilità o proprie o di altri.
Il colpevole non deve essere punito, ma convertito ed accolto e deve fattivamente operare perché le sofferenze, causate dai suoi peccati, guarite.
Beati sono coloro che accettano il martirio della vita quotidiana attivamente, non lo subiscono, ma ne fanno mezzo potente per l’affermazione del Regno di giustizia, d’amore e di pace.
La misericordia divina, la partecipazione umana a questa misericordia, non nascondono il peccato e le sue conseguenze (dialettalmente: famo finta che non è successo niente), caricano il peccato sulle spalle di Cristo e chiedono ad ogni uomo di aiutare Cristo e l’uomo sofferente a giungere alla successiva, necessaria resurrezione.

più brevemente: 01 NOVEMBRE 2021 TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ
Ma quando, o Signore?
Apocalisse 7,2-4.9-14; Salmo 23 (24); 1Gioanni 3,1-3; Matteo 5,1-12

Perché “beati” per il martirio quotidiano? Beati e consolati perché non siamo soli e abbandonati nel martirio: anche Lui è qui, oggi, adesso, insieme con noi, poveri, offesi, piangenti.
Non è beata la povertà, la persecuzione, la sofferenza: esse sono peccato che si ripercuote sulle carni dei misericordiosi e degli operatori di pace. Se esiste un povero, uno che piange, un perseguitato, un malato altrettante colpe li hanno resi tali: colpe e responsabilità o proprie o di altri.
La misericordia divina non nasconde il peccato; carica il peccato sulle spalle di Cristo e chiede ad ogni uomo di aiutare Cristo e l’uomo sofferente a giungere alla successiva, necessaria resurrezione.