1. 16-12-2021. Almeno per Natale. Avrei dovuto esser lì, quella notte, ma sono stato assente.
Ero anch’io invitato, ma avevo molto da fare. Come sempre. Come tutti.
“E vieni in una grotta al freddo e al gelo”. Amiamo. Non siamo capaci di testimoniare l’Amore presente.

2. 17.12.2021. Almeno per Natale. Per alcuni è normale; per altri è il contrario.
Giuseppe e Maria portarono Gesù in Egitto.
Quelli che brindano e festeggiano sugli Yachts
e quelli che sono su un gommone nelle acque gelide della Manica tra Calais e Dover,
spinti dai francesi e respinti dagli inglesi.
Quelli che sono su un barcone nel Mediterraneo spinti dai trafficanti di esseri umani ed accolti a Lampedusa.
Accolti soltanto in Italia; patria non sufficiente al mondo sofferente: qualcuno farà Buon Natale sotto i ponti di Roma e sui navigli di Milano.
3. 18.12.2021. Fosse soltanto retorica, ce la volete lasciare almeno per Natale?
Anche questa lascia traccia nell’animo … almeno per Natale.
E voi volete privarci di questa parola “Natale”?
Ci volete privare di questa retorica?
Eppure la retorica mi sussurra o mi urla che non sono mai andato la notte di Natale a cercare di riscaldare chi stava al freddo e al gelo. E voi lo avete fatto? Se sì, mi inchino davanti alla fede e alle opere compiute dal Signore per vostro mezzo.

4. 19.12.2021. Almeno per Natale. E voi volete respingere al mittente le responsabilità di non saper accogliere per mettere in condizione di tornare ognuno alla propria Gerusalemme, con il vostro consenso, distrutta nel cuore prima che nelle pietre (Geremia 29,5-7)? Una volta li rubavate a casa loro incatenandoli, imbarcandoli e deportandoli … adesso che vengono da sé li scacciate? Insegnate a lavorare per poter tornare a ricostruire le case che le vostre bombe hanno distrutto. Almeno: non protestate contro chi cerca prudentemente di evitare il dilagare della pandemia Covid 19-20-21-ormai 22… Problemi e ricchezze derivanti coinvolte.

5. 20.12.2021. Natale è spinta all’accoglienza, è coraggio per continuare,
Almeno un giorno sarebbe sperare, ricordare, prendere coraggio e mezzi per tornare.
Il linguaggio del Natale non è alternativo a quello del mondo: c’è il forte dubbio che sia il contrario.
Occorre dare un nome e cognome a chi distrugge un linguaggio (cultura; arti figurative, musica, canto; lavoro dei campi, artigianato, dialogo): educarli.
Al rifiuto del dono: isolarli (“sia per te come un peccatore”) per una possibile conversione del cuore. Cosa diverrebbe la vita se non ci fosse nemmeno il ricordo, il rimembrare d’esser fratelli e figli; il cantare finalmente insieme, il sentirsi abbracciare, sentire una carezza su un volto che piange?
Almeno per Natale.
Ogni altra insufficienza esiste, ma, almeno per un giorno, tiriamo il fiato.

6. 21.12.2021. Per Natale, almeno. Quel giorno, anzi quella notte, umili pastori dal poco caldo delle loro tende da deserto, partirono perché furono in grado, gli unici, di ascoltare ed accogliere. E, dalla loro povertà, portarono doni. Non erano né malvestiti né logori, vestivano “cosciali” di pelle di pecora, con quelli il freddo intenso non bruciava la pelle. Non si lamentarono dicendo: “A quest’ora ci vieni a chiamare?”. E andarono.

7. 22.12.2021. Almeno per Natale. Né si può definire brutta l’attesa o l’esaltazione dell’amore in una buona notizia. Il sorriso è festa, non il riso; e parole e gesti e scritti non riescono mai a definire, descrivere pienamente i sentimenti profondi del cuore. Nessuno giungerà mai a mostrarli. Non potrà mai, nessuno, definire brutto l’aspetto di Maria sotto la croce, il grido di dolore e di abbandono di Gesù al Padre, la solitudine, e il suo, di dolore, sudare di sangue. (“Le parole dicono che siamo cristiani!”, pagina 53).

8. 23.12.2021. Almeno per Natale. Nella tragedia si riconciliano le famiglie, rinasce l’abbraccio, il saluto, scompare dal viso lo sguardo torvo. Ogni giornata inizi con un abbraccio. La comprensione è riservata a chi ha intelletto d’amore. Nessuno potrà definire brutto il viso piangente di una mamma per il figlio, di una sposa per lo sposo, dei figli per il padre, l’ansioso attendere, la perplessità davanti a domande inquietanti sulle prospettive di vita. Ogni attesa smuove il cuore (“La parole dicono che siamo cristiani”, pagina 53).

9. 24.12.2021. La vecchietta ancora oggi depone un soldino nel tesoro del tempio e riempie di doni la speranza che nasce.
Ed è sola, nella notte di Natale, quasi abbandonata nell’umile e umida casetta di due stanze con una tenda che fa da separè per il bagno, a mandarti i soldi delle due ultime pensioni perché tu possa far suonare le campane che non sente più perché sono rotte.
E al tuo rifiuto dei denari, per non privare una vecchietta di due rate della sua povera pensione, ti senti dire: “E che i soldi dei ricchi sono buoni e quelli dei poveri no?”. E tu accetti il denaro e corri, anche se i soldi non bastano, ad ordinare al “fagocchio” di fare “i ciocchi” per le campane.
Ci volete privare anche della vecchietta perché si chiama “Giggia”?
Giggia l’aveva “presa male” e fu consolata quando dopo pochi giorni sentì di nuovo suonare le sue campane (1973).

Suonate, suonate campane; cantate Natale, Natale cantate (Corale Vetrallese 18.12.2021)