Il “segno” dell’annuncio della Parola che si fa Carne nella persona di Gesù va ben oltre la collocazione tradizionale della data del 25 dicembre.
La Buona Notizia viene data con tenere parole: “Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio: su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.
Il Padre è riuscito a ridestare quello stupore sopito che traspare dagli occhi apre il cuore e la bocca: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.
Sentimentalismi con i quali si “ammaestra” il popolo perché supinamente esegua ordini?
No: un tempo, un luogo, una storia precisi e inconfutabili danno sostanza alla storia: “Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria”.
E’ vero: ci vuole uno studio, a distanza di secoli, per ricostruire fatti, ritrovare luoghi, culture, ambienti, ma ormai questo impegno è stato ampiamente assolto: ciò che accade “porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, pieni di zelo per le opere buone”.
Sia vera una scelta perché si viva “nell’attesa del nostro salvatore Gesù Cristo”.
Maria accolse la Parola e “diede alla luce il suo figlio, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”.
“Non c’era posto, per loro, nell’alloggio”: abituati ad “usare” il Vangelo per approvare utili convenienze, non si trova “posto” per un coinvolgimento che abbia carattere di sequela del Vangelo.
Certo: la fede non costringe alcuno. Si rinnega anche la storia, figuriamoci se si può farlo con il Vangelo quando impegna la vita. C’è da decidersi: accettare o rifiutare una storia che cammini per strade insolite e compia scelte all’uomo ignote.
Si accolgono parole e nulla accade, non si diviene testimoni.
La Parola riesce a farsi ascoltare soltanto da “alcuni pastori: un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore”.
Non il Padre intervenne per sconfiggere la paura della speranza. Per persone semplici fu sufficiente un suo “Angelo che disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Bisogna essere umili pastori, gente che calpesta la terra, ma è fatta di cielo, a saper accogliere e glorificare, riconoscere una presenza che da “antica” si fa nuova, anzi presente.
Nella narrazione evangelica sono assenti re, sacerdoti, scribi, dottori della Legge: quando essi conobbero gli avvenimenti ebbero paura, sia Erode che tutta Gerusalemme. Avevano molto da aver paura, poco da amare.
Soltanto i pastori glorificano insieme agli Angeli, sconvolgono piani umani e presentano una Storia di Salvezza: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Egli ama: quale risposta è possibile dare all’Amore?
più brevemente: SABATO 25 DICEMBRE 2021
Natale di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo
Il Padre è riuscito a ridestare lo stupore: Maria accolse la Parola e “diede alla luce il suo figlio”. Il fatto va ben oltre la collocazione tradizionale della data del 25 dicembre.
“Non c’era posto per loro”: la Parola riesce a farsi ascoltare soltanto da “alcuni pastori”, gente che calpesta la terra, ma è fatta di cielo. A sconfiggere la paura della speranza fu un “Angelo che disse loro: «Non temete».
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Egli ama: quale risposta è possibile dare all’Amore?