Malachìa 3,1-4; Salmo 23 (24); Ebrei 2, 14-18; Luca 2,22-40.
Cresciamo nella comprensione delle Feste che celebriamo e dei riti che compiamo.
Non sono rimasugli di superstizioni antiche: motiviamo seriamente le scelte di fede.
Non si può impegnare la vita soltanto perché i nonni compivano gesti riconducibili alla fede, ma è bello comprendere il perché usciamo di casa e ci rechiamo in chiesa insieme al resto del popolo di Dio per adempiere non soltanto prescrizioni della Legge ebraica, ma comprendere come Gesù viene ancora incontro al suo popolo.
Scribi, farisei, dottori, sacerdoti furono incapaci, con l’aiuto della Legge, di riconoscere il Salvatore.
Dal Vangelo risulta che soltanto due anziani, Simeone e Anna, attendevano ancora la venuta liberatrice del Signore. Si misero a lodare Dio e parlavano del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui ed “il Bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”.
Da quel giorno si renda evidente il segno che divide il bello dall’utile, il bene dal male.
Falcidiati dalle (giuste) leggi e precauzioni della pandemia in pochi ci si riunisce per l’Ascolto e per il Pane.
Tante sicurezze si vanno dissolvendo, ma sono soltanto formalità esteriori.
La contemplazione della Parola del Vangelo cresca in ogni piccola famiglia e, quando le forze, le leggi, la comunione concorde dei fratelli lo renderanno possibile, insieme nelle assemblee liturgiche, troveremo e riconosceremo il Signore nell’Ascolto della Parola e nello spezzare il Pane.
Se poi una candelina illuminerà le singole famiglie sarà il segno che il Signore rimane con anche quando si fa sera.