Gènesi 15,5-12.17-18; Salmo 26 (27); Filippési 3,17-4,1; Luca 9,28b-36.
“Molti si comportano da nemici della croce di Cristo”. Nonostante siano confusi di fronte alla sofferenza soverchiante della morte, “si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra; la loro sorte finale sarà la perdizione”.
Questa constatazione ricorda l’Apostolo Paolo che, con affetto, si rivolge ai credenti: “Fratelli miei carissimi e tanto desiderati, rimanete saldi nel Signore!”.
La fiducia e la fede vacillano nei cuori indifesi; sembra che la preghiera non basti. Necessario è convincerci che “se aveste fede quanto un seme di senape” si renderebbe vera la promessa antica: “tu schiaccerai il capo al serpente”.
Cosa i cuori ritengono oggi necessario? Risponde S. Paolo: “La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose”.
Abramo, padre nella fede di tutte le religioni bibliche, credette al Signore, che “glielo accreditò come giustizia”. Abramo ebbe fiducia nella parola ascoltata: «Io sono il Signore».
La risposta necessaria è quella di Gesù che “Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”.
Nella preghiera operosa sarà possibile contemplare il volto dei fratelli come il volto velato di Mosè ed il volto glorioso di Gesù. Si sarà in grado di aiutare a crescere altri “Mosè ed Elìa” che il Signore non si stanca di inviare. Pietro e i suoi compagni videro la sua gloria e non poterono far altro che esclamare: «Maestro, è bello per noi essere qui».
Il sogno, l’utopia possibile di Papa Francesco è riuscire ad esprimere un’attesa di bellezza: rimanere, di fronte a tanta luce, storditi, e accorgersi che, quando tutto tace, accanto a noi rimane solo Lui, il Cristo.
Il Padre sempre, ancora ogni giorno, avverte: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
E’ la condizione, rispettando la quale, si potrebbe, circondati di “gloria, conversare con Gesù e parlare” della immediata esigenza di un “esodo da compiere”: passare dall’adorazione del “dio del denaro” a quella dell’ascolto di ogni parola uscita da Dio, fonte di vera salvezza per ogni popolo. Si compirebbe (completerebbe) il tornare dalle attuali “Babilonia” ognuno alla propria “Gerusalemme”. Quasi aggrappati alla Parola, costruire ideali alternativi al possesso, pietra di inciampo e peccato del mondo.