Isaìa 43,16-21 Salmo 125 (126) Filippési 3,8-14 Giovanni 8,1-11
La fede si fa storia
“Tutto il popolo andava da Gesù: egli sedette e si mise a insegnare loro”. Ricordò le meraviglie operate dal Padre e le sue speranze: “Il popolo che io ho plasmato per me” donando ad esso la “mia giustizia, non quella derivante dalla Legge”; di questo popolo, soltanto il resto di Israele «celebra le mie lodi».
Il Padre ha ancora speranza che il suo popolo ascolti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!». E avverte: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?»
Nonostante tutti gli avvertimenti del Padre, “gli scribi e i farisei dissero a Gesù: «Maestro, tu che ne dici?» e “Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”.
Gesù non compie misfatti con la scusa di osservare la Legge, non si erge a giudice alcuno, ma ricorda: guardate dentro le vostre coscienze e «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
Gesù distingue tra peccato e peccatore: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». All’atto liberatorio “va’!” segue un semplice ammonimento “e d’ora in poi, non peccare più”: delicato invito a cambiare vita nel ripensamento degli errori commessi e nella libertà gratuitamente donata dalla Misericordia di Dio. Il fatto può accadere soltanto con la “giustizia che viene da Dio, basata sulla fede in Cristo».
Ogni persona ha bisogno di comprensione, di formazione, d’aiuto nelle difficoltà: bisogno di essere circondati di bellezza, non di giudici perversi. Certo: capita sempre il Caino di turno, con volontà di possesso, di primeggiare, invidia, gelosia, superbia. Volete condannare? Bene! Giudicate voi stessi, il marito, l’amico, una comunità che non esiste se non per giudicare. Cosa fate per il conforto, la speranza, la bellezza? I figli che sbagliano non hanno bisogno di difensori, ma di chi li protegge prima, non di chi interviene dopo.
Oggi: per salvare vite cosa si fa? Si preparano carri armati e cannoni. Cosa è stato fatto prima perché non succedesse? Siete stati amici di Caino finché vi ha fatto comodo. Ora chi mettete in mezzo? Poveri uomini innocenti, padri, fratelli, figli, condannati a morire per vostri misfatti e connivenze operate per possesso.
La Parola, per mezzo di Paolo, ci sostiene: «Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore».
Chi di noi, pur preoccupato per la situazione che stiamo vivendo è capace di “lasciar perdere” propri tornaconti, «considerarli spazzatura, per guadagnare Cristo?».
Molti stanno seguendo l’esempio di Cristo in “comunione alle sue sofferenze, facendosi conformi alla sua morte” perché si “possa conoscere lui” e i suoi fratelli sofferenti, per la “speranza di farli giungere alla risurrezione”.
Che ogni credente possa contemplare la Parola «Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla. Sono proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù».