Malachìa 3,19-20; Salmo 97 (98); 2 Tessalonicési 3,7-2; Luca 21,5-19
Questo è il tempo – ogni tempo
Il Vangelo non parla della ‘fine del mondo’, ma del tempo in cui il Creato assumerà il significato di bene\bello che aveva ‘in principio’ quando Dio iniziò a creare. Gli ‘ultimi tempi’ della Salvezza sono questi che stiamo vivendo e si completeranno, ‘alla fine dei tempi’ della Salvezza.
Il quando ed il come Gesù stesso dice di ‘non saperlo’; ci dà un avviso: il tempo lo conosce solo il Padre. «Badate di non lasciarvi ingannare»: nell’inganno e nella paura si continua a cadere. Non siamo abituati al linguaggio biblico, è vero, ma Gesù non ha parlato per impaurire. Il Vangelo descrive anche la distruzione di Gerusalemme: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Le altre parole del Vangelo vanno, però, oltre ‘le cose’; indicano, i ‘segni dei tempi’ e giungono ai significati. Così dobbiamo leggere i segni della storia che viviamo: «sentite di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate! Mettono le mani su di voi e vi perseguitano, a causa del mio nome». Voci inascoltate gridano all’ONU: «non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei popoli che devono essere regolati dalla giustizia, dalla trattativa, non dalla guerra, e nemmeno dalla paura, né dall’inganno. Non gli uni contro gli altri, non più, non mai! Condizione della Pace è la Giustizia. Non ci sarà pace senza giustizia». “L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità”.
Persecuzione e martirio accadono in ogni tempo e sono occasione di testimonianza: «Siete odiati da tutti a causa del mio nome, ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Io vi dono sapienza e parola, cosicché tutti i vostri avversari non possono resistere né controbattere. Con la vostra perseveranza salvate la vostra vita». .
Ora: «sentiamo che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione», sfruttando lavoro, denari, sofferenze di popoli inermi. «A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità».
Il Vangelo è l’unico vero maestro di umanità. Lo stile del cristiano non è rimanere a guardare: «sapete in che modo dovete prenderci a modello». S. Paolo scrive: «noi abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi, per darci a voi come modello da imitare». Chi preferisce stare a guardare come si evolve la storia e giudicare abbia «una «regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi».
Una regola di vita non di persecuzione: se volete far crescere la vita, il mezzo è l’impegno, non le chiacchiere. Papa Francesco a Genova parlò di ‘reddito di lavoro’. Il lavoro è da donare e da compiere. A chi non può lavorare non spetta un ‘sussidio’, ma una vita degna. Sono diritti che nessuno garantisce: si cerca il profitto, non il crescere nella sapienza e nella vita buona.
Nazioni che si dicono cristiane sono di ostacolo per chi vive di gesti concreti di amore verso il fratello e la sorella percossi da ladroni sulle strade della libertà, della dignità, della identità. La redenzione del Creato è ancora lontana: ciò che è materiale ha esigenza di trasformarsi, in qualche modo ‘morire’ per una sicura resurrezione. A causa degli ingiusti, accade lentamente ed allontana i tempi della resurrezione nel nome di Gesù Cristo.
A favore dei buoni echeggia la Sacra Scrittura: «Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia». «Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno».
(Vedi anche: Identità cristiana in ‘Le parole dicono che siamo cristiani’ pp. 118 e ss.).
Didon