Isaìa 11,1-10; Salmo 71 (72); Romani 15,4-9; Matteo 3,1-12
Ecco: è qui.
«Tutto ciò che è nella Sacra Scrittura, è stato scritto per nostra istruzione». Come accolgo, io, la Parola che Dio ha donato per la salvezza e la redenzione?
La domanda è resa importante e valida, per questo tempo più che in altri, poiché gli attuali mezzi di comunicazione hanno come movente il dio denaro: la Scrittura, all’opposto, è donata «perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che ne provengono, teniamo viva la speranza».
Nelle malattie, nei disordini e nelle ingiustizie sociali attuali ci rendiamo conto di aver collaborato, in qualche modo, a costruire un mondo a misura di chi sta bene. A tutti si rivolge un appello: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». La parola ‘vicino’ significa ‘è qui’; è presso noi, ci sta accanto. Non significa: ‘più in là, tra un poco giunge, sta per venire’.
Il Signore è venuto ed è qui, alla porta del cuore di ognuno perché apriamo e lui possa entrare. Da più di venti secoli Gesù è nato. Ne facciamo ogni anno una rievocazione: dovremmo farne ogni giorno una attualizzazione. Non lo abbiamo accolto completamente se chi si gloria del nome cristiano ammazza ferocemente, protetto addirittura da capi religiosi cristiani che invocano il Dio di Gesù come dio della guerra, invece che rendere presente una crescita della innocenza.
«Preparate la via del Signore»: è missione cristiana. «Raddrizzate i suoi sentieri!» per renderli agili per la venuta di ogni fratello. Bello è impegnarsi per donare la pace. Si invoca chi dona miliardi per fare la guerra: «E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi».
«Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano» ed altrove, sono territorio di guerra: 2000 anni fa «accorrevano a lui e si facevano battezzare confessando i loro peccati».
Proclamare il grido di Giovanni Battista «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?» si rende necessario.
Ed un appello estremo: «Fate dunque un frutto degno della conversione». «Non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!» e Gesù Cristo per fratello, pensando così di giustificare il vostro grido di guerra.
L’inascoltato Francesco, come Giovanni, grida nel deserto «Io vi battezzo nell’acqua per la conversione» e voi non accogliete l’unico invito alla giustizia e alla pace e continuate l’oppressione dei deboli. Dall’una e dall’altra parte plutocrati, produttori di armi, gerarchi, oligarchi si godono una vita sontuosa inviando i miseri ad uccidere e morire nei campi di guerra.
Il mondo ricordi che il Signore non rimanderà le sue promesse e tutti gli oppressori periranno perché «un germoglio spunterà, un virgulto germoglierà; su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore».
Sconvolge le sentenze umane: «Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire, giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra».
Si mediti la parola di Dio che «percuoterà il violento»: Francesco annuncia la pace senza alcun potere militare, ma, «con la verga della sua bocca», ricorda che «colui che viene dopo di me è più forte di me». E, pur non essendo degno nemmeno «di portargli i sandali», rimane unico mezzo per «battezzare in Spirito Santo e fuoco».
Quando «le nazioni cercheranno con ansia» la pace nella giustizia «la sua dimora sarà gloriosa». Quale strada percorrere? «Accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio».
Ogni credente sia posto in condizione di pregare: «Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».
didon