Isaìa 7,10-14; Salmo 23 (24); Romani 1,1-7; Matteo 1,18-24
Un percorso: Ciotola di riso – Ciocca di capelli
Ci si rivolge a Dio, in momenti di sconforto. Qualcuno bestemmia, anche: «Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio?».
Il rimprovero del profeta, uomo, è aspro. Quale risposta darà all’uomo la Parola di Dio?
Eccola: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno». Il segno, invece che rimprovero e punizione, è promessa di salvezza: «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».
Giuseppe è chiamato e, perché chiamato, è amato da Dio e santo. Saprà accogliere un percorso esaltante e certo impegnativo? «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa».
Il Dio di Abramo non chiede a Giuseppe di essere un credulone e chiarisce: «Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo».Sarai tu, Giuseppe, il capo e l’educatore nella tua famiglia e sarai tu a dare un nome al Bambino: «Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù». “Come mai questo nome? Non è solito nella mia casa”. Il chiarimento richiesto si rende completo: «Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
L’annuncio nella Sacra Scrittura è ripetuto da «Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio» agli «amati da Dio e santi per chiamata»: «grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!»
I primi cristiani ripetono l’invito e chiamano a seguire non una strada, ma un percorso: “Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie”.
Non ci nascondiamo: anche a noi si rivolgono chiamate. Siamo pronti a seguire un percorso? Abbiamo aspirazioni e sogni: realizziamoli; non li facciamo passare davanti alla coscienza come un film del quale non fissiamo le singole immagini e ci soffermiamo sul comprendere il “come andrà a finire”. Sarebbe, davvero, la fine.
Giuseppe, dopo il chiarimento dell’annuncio, «fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa».
Si fossero presentati una donna incinta, Maria, ed uno sposo ansioso, Giuseppe: li avremmo accolti, dato un pasto, un rifugio? Avremmo accolto il percorso di donare una missione perché i due miseri non si sentissero inutili o intrusi? Avremmo preferito rimanere neghittosi nel deserto, senza alzare gli occhi e vedere oltre: sorgenti e primavere? Il giardino, il paradiso, terrestre è ridotto una landa desolata; unica melodia, ululato di lupi.
Si pone avanti l’occasione per definire un percorso cristiano: il Natale. Festa della gioia e della mestizia. Per Natale vorremmo augurare ogni gioia e siamo, nel più profondo, sommersi da domande inascoltate di vita. Iran, Iraq, Ucraina, Africa, Asia si ammazzano, si impiccano fratelli! Il desiderio di libertà è svelato da una ciocca ribelle di capelli. E chi è che uccide? Princìpi religiosi. Ucraina: chi è che collabora per la guerra? Pseudo princìpi religiosi che appoggiano dittature demolitrici di libertà. E la libertà occidentale è tale o è asservita al tiranno denaro ‘mazzette’ qatariote e marocchine? I fedeli del Dio di Gesù (sono chiamati Chiesa) quanto sono liberi da questo dio che schiavizza ogni realtà umana?
Ed ecco chi consuma una fortuna nella cena di penitenza vigiliare, chi muore di fame nel mondo cristiano e non cristiano, chi è impiccato per una ciocca di capelli. Né le parole, né i gesti dicono che siamo religioni bibliche e cristiani.
Un cambiamento, annunciato dai profeti di ieri e di oggi, si impone. La ‘ciotola di riso’ del ‘cenone’ di Natale per alcuni è troppo piena, per altri è vuota. Riempiamo almeno una ciotola di riso e poniamola sulla tavola per educare il cuore di tutti i commensali.