Sofonìa 2,3; 3,12-13; Salmo 145 (146); 1Corinzi 1,26-31; Matteo 5,1-12a
“Et nullu homo ène dignu te mentovare”
«Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra». I ‘poveri della terra’ sono costruttori di speranza; non ripongono in altri speranza: hanno sapienza, umanamente resa vana dalla malvagità e presunzione del mondo, «ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti».
Ai poveri, fatti di terra, è rivolta la Parola: «Grazie a Dio, e per sua opera, voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza». E non soltanto questo, ma anche «giustizia, santificazione e redenzione».
Quale differenza esiste tra i poveri del Vangelo ed i ricchi? Questa: «come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore» e non nei valori di terra accumulati.
Come meditazione del Vangelo, vicino alla parola di Dio, cammini il ricordo di due figure umane scuola di santità:1. La poesia di Dante Alighieri si arrende davanti alla immensità. Si riconosce uomo di terra davanti all’alito divino e non può far altro che scrivere: “A l’alta fantasia qui mancò possa”. La sapienza umana si arrende e, nel medesimo momento, si supera invitando a contemplare “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
2. La poesia di San Francesco riconosce l’insufficienza umana: non si arrende, però come Dante, non si ferma alla comprensione mancata, non ne discute e dal suo cuore la poesia diviene un canto orante e traboccante di lode. San Francesco non compie una esercitazione letteraria e giunge al cantico.
Da poesia a preghiera: «Altissimu, onnipotente bon Signore, tue sò le laude, la gloria e l’honore».
La preghiera delle creature si sente venir meno davanti al Creatore; ha, però, l’ardire di ripetere:
«Ad te solo, Altissimo, se konfane et nullu homo éne dignu te mentovare».
«Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, de Te, Altissimo, portano significatione».
La lettura, quasi spirituale, di S. Francesco e Dante, evidenzia la incapacità di meditare umanamente i significati dell’esistenza. La Parola, se accolta dalla discendenza del primo uomo tratto dalla terra (Adam – Ish) e della prima donna tratta dall’uomo di terra (Eva – Ishàh), crea la capacità di mutare le sorti del mondo.
E’ bello meditare direttamente, dopo la contemplazione poetica, il testo delle Beatitudini:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori (i costruttori) di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Presuntuosi e malvagi potenti si illudono di rendere bello il Creato fabbricando armi e generando morti. E’ con noi l’orrore della guerra: tanti Caino e tanti Abele.
Parola riconosce la dignità umana «immagine somigliante» del Creatore. La speranza cristiana «confiderà nel nome del Signore» e condurrà ad esser parte del «resto d’Israele»: soltanto nel Signore si troverà salvezza.

(didon)