Gènesi 12,1-4; Salmo 32 (33); 2Timòteo 1,8b-10; Matteo 17,1-9
“Vattene dalla tua terra”
1. E’ inatteso l’intervento di Dio nella vita dell’uomo. Lo era stato con il primo Adamo, lo è con Abramo: «Vàttene dalla tua terra!». Talvolta cantiamo dolcemente: ‘Esci dalla tua terra e va’. Il ‘vattene’ della Scrittura è ben diverso: «Vattene dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre». Quasi scacciato, quasi invitato a non tornare.
Abramo è chiamato ad abbandonare idoli, apparentemente oggi scomparsi; ne è rimasto uno: il possesso ed il denaro. La terra non è proporzionata ad accogliere né Cristo né i credenti autentici. Sono da ‘scarto’. Il povero oggi è chi non accetta di essere né dominatore né dominato: se vuole proporre vita cristiana, quando gli va bene, è ridotto al silenzio. Il martirio si farebbe notare: il possesso, il denaro non permetteranno che accada. Cercare il dialogo è vietato: unico stile è il rispetto acritico della legge, unica alternativa alla guerra fratricida. Il credente non è chiamato ad arrendersi: “Vattene”, sei chiamato ad una missione nuova ed insolita: «possa tu essere una benedizione» per «la terra che io ti indicherò». Manca la casa, manca la famiglia; alternativa unica è il partire come ha «ordinato il Signore».
2. Preoccupa la parola di Dio: «Figlio mio, soffri con me per il Vangelo». Sofferenza è riservata a chi accoglie colui che «ci ha salvati e ci ha chiamati non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia»? La Sacra Scrittura afferma: «c’è un tempo per tutte le cose»; la parola umana descrive la storia come cammino di sofferenza.
La convinzione umana è da mutare: la «terra da abbandonare» è il soffrire sterile. «Nuovi cieli e nuova terra» cresceranno, tanto che Io, Dio, «Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò». «In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» ed accoglieranno nella loro casa la tua testimonianza. «Questa», novità del Vangelo, «ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità»; parzialmente si realizzò con Abramo che «partì, come gli aveva ordinato il Signore», «ma è stata rivelata ora», pienamente, «con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù».
Il credente è chiamato non a subire la sofferenza, ma a combatterla fino a dichiararsi vincitore insieme a Gesù Cristo: «Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo».
3. I chiamati da Dio esclamano estatici: «Signore, è bello per noi essere qui!». Come è possibile che sia «bello» andarsene dai possedimenti, dalla terra, dai parenti, amici e dire «bello» il soffrire per il Vangelo?
Seguire il Vangelo non è guerra né tortura: «Alzatevi e non temete». La vittoria del povero è fondata su una richiesta del Padre: «Ascoltatelo. Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Quando non si è capaci di interpretare i segni dei tempi Gesù avvisa: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». I ‘Pilato’ della storia non ricevono risposta da Gesù alla domanda «Cos’è la verità?».
Dopo la resurrezione, ecco la missione cristiana: educare il cuore all’ascolto. Saper ascoltare il cuore, non il portafoglio ed il potere che non accolgono Verità e vivono di menzogna. Con la resurrezione il credente comprende ed annuncia un mondo diverso e possibile.
(didon)