Èsodo 17,3-7; Salmo 94 (95); Romani 5,1-2.5-8; Giovanni 4, 5-42
«Dammi da bere»
«Il Signore è in mezzo a noi sì o no?»: lo chiesero gli Israeliti a Mosè; lo chiede il credente nelle difficoltà. Non lo chiede perché diffida di Dio, bensì perché non trova capacità di risposta umana al suo disagio interiore.
La Parola soccorre nella ricerca di un’acqua diversa. Qualcuno afferma che l’ansia umana crea la necessità della fede. La Parola ammonisce che i credenti sono «giustificati per fede»: non la fede della Creatura verso il Creatore; l’inverso: «noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo».
La fede è dono, non è ‘sapere’ che Dio esiste. E’ amare il fatto che il Padre ha mandato suo Figlio: «L’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo» accade perché, «saldi nella speranza della gloria di Dio», apostoli testimoniano al mondo la presenza della Parola e del Pane nel Cristo Risorto.
E’ questa «la speranza che non delude»: fondata sulla verità di fede e su eventi storici perché «nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi». Se la ‘verità’ rimane ‘nozione’, non aiuta a conoscere Gesù dono del Padre: non è concepibile che un ‘uomo’ sacrifichi la sua esistenza per un perverso; «Dio, invece, dimostra il suo amore verso di noi» nel fatto che, «mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi»: sappiamo che «a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto».
Alla donna di Samaria Gesù resta incomprensibile: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Gesù offre alla donna di Samaria un mondo diverso e, per farlo, è costretto a mostrare il suo potere divino: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete».
Il discorso di Gesù è straordinario; la donna tergiversa. Gesù: «chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno». La donna giunge, per il suo comodo, a dire: «Signore, dammi quest’acqua, perché io non continui a venire qui ad attingere acqua». Quando vede svelati i segreti della sua esistenza infelice, di fronte all’inaspettato, ha un primo cedimento: «Signore, vedo che tu sei un profeta!».
Gesù insiste: «Credimi, donna, viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità».
La donna piomba in un mondo diverso, ma rimanda a tempi futuri, potenzialmente migliori, la sua adesione a ciò che si avvera attorno a lei: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
La donna di Samaria costringe Gesù ad imporre un dono non cercato e, forse, non voluto: «Sono io, che parlo con te».
Anche i discepoli non sono pronti ad accogliere il dono e pongono al Maestro domande: lui, deciso e definitivo, risponde: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera».
I semplici, gli scartati da Israele, i peccatori di Samaria, sono loro che, a ressa, entrano in un clima di fede, per loro aperto da una donna infelice: «i Samaritani lo pregavano di rimanere da loro». Gesù si lascia convincere come non ha fatto mai; altre volte aveva detto: «Andiamocene»; qui «egli rimase due giorni».
Ed i semplici, «molti di più», «credettero per la sua parola»: alla fede che chiede miracoli e segni si contrappone la fede dei samaritani che credono per la Parola. Non è fede divertente e mangereccia, è fede attraente ed operosa.
C’è più fede di quel che pensiamo. Oltre i meritevoli che vengono al tempio, esistono gli umili ed i semplici ai quali la Parola non è stata annunciata o è stata annunciata in modo infedele. Si ripetono gli accadimenti della nascita di Gesù: pastori vegliavano nella notte ed ascoltarono e compresero; qui una donna di Samaria, donna ‘dai sette mariti’, è chiamata alla fede e, per mezzo suo (inadeguato – forse inadeguato rimane), viene chiamato un intero popolo credente. «Noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo»: la donna che ha presentato Gesù scompare.
«Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo»: si va oltre il rito esteriore. Si giunge al cuore di Gesù e si cade in preghiera: «Accresci la nostra fede». E’ aspirazione giungere a sperimentare il cadere ai piedi di Gesù che, Risorto, chiama: «Maria» ed ella fa per abbracciarlo e del misto di entusiasmo e vergogna di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio».
Non c’è bisogno che crolli la scienza o la tecnica per dirlo. Ogni umanità è stata assunta da Parola quando si è fatta Carne. Nulla dell’uomo è stato rifiutato, tutto è chiamato ad essere innalzato. Per quanto grande il peccato, chiunque, aperto alla verità che si manifesta, sarà accolto tra le braccia del Padre misericordioso.
(didon)