1Re 3,5.7-12; Salmo 118 (119); Romani 8,28-30; Matteo 13,44-52
Il bello è sempre utile; l’utile non sempre è bello.
«Non so come regolarmi: io sono solo un ragazzo»; eppure, per scegliere tra ciò che è bello è ciò che è utile, bisogna divenire come bambini. Si affollano ricordi, impressioni, testimonianze: come scegliere? «Ogni persona che segue fedelmente la Legge, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Per scegliere, passando dall’ A.T. (Legge) al N.T. (Amore – Charis), anche se le due parti della Parola sono ambedue grazia, occorre la sapienza di Salomone. È bello vivere la Legge con una mentalità nuova, quella della grazia del Vangelo.
Chi volesse vivere soltanto secondo la Legge sappia che «verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni» e i cattivi «li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti». Sarà bellezza vivere la Legge e l’Amore sapendo che «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo». Troppo attaccati a vecchie abitudini, diviene difficile lasciarle per ottenere qualcosa di diverso, che, ad una osservazione superficiale, si manifesta incerto.
Quando è carente la fiducia nella Parola, essa si rivela come incertezza. Posso affidarmi al nuovo? Cosa accadrà? Non conosco il futuro, non lo posseggo ancora, è possibile rifiutarlo.
La prima similitudine sollecita l’incontro con Gesù con una seconda: «Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Riuscire a conservare la bellezza dell’A.T. (Antico Tesoro, non Vecchio) e renderlo completo con il N.T. (Nuovo Tesoro) è capacità di compiere una libera scelta dell’Amore – Dio. Vendere, per perdere, quel che per tradizione è ritenuto bello, è scomodo, incerto, errato.
Questo è il tempo, l’epoca, di scelte coraggiose: non perdere l’Antico, conservarlo alla luce del Nuovo. Fare il passo decisivo può dare l’impressione di precipitare, piuttosto che salire in alto. L’abitudine consolidata del pensare che il salire in alto sia una ‘faticaccia’ inutile è entrata nelle coscienze.
L’Antico non può divenire scusa per rifiutare il Nuovo. Il Nuovo richiede un mutamento nel linguaggio di fede. Esempio ne è l’abituale parlare di ‘predestinazione’ e sempre in senso doloroso. È linguaggio umano e pessimo. Luce per illuminare le scelte è la Parola: «quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo». «Quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati. Tutti «sono stati chiamati» da Dio, secondo il suo disegno» e, per chi accoglie la chiamata, «tutto concorre al bene». «Quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati». «Quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati». Predestinazione alla gloria è quella di cui parla la Sacra Scrittura, non continua e perenne minaccia. Tutti a questa speranza sono chiamati.
Se ci si crede uomini più autorevoli del Dio di Gesù e si vuole fare della vita un uso diverso, si è liberi di farlo: cessando, allo stesso momento, di lamentarsi dei mali che ognuno procura a se stesso liberamente e incoscientemente.
Il “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti”, di Dante Alighieri, aiuta a chiarire che l’essere umano è dotato, per volontà divina, di libera volontà e ragione per “seguir virtute e canoscenza”.
Sorga nell’animo credente una preghiera: «Concedi al tuo servo un cuore docile» all’ascolto della Parola affinché «sappia distinguere il bene dal male» e «sappia rendere giusto il tuo popolo».
La risposta del Padre è: «Ti concedo un cuore saggio e intelligente» per discernere il bello dall’utile poiché il bello è sempre utile; l’utile non sempre è bello.

Vedi anche: ‘Le parole dicono che siamo cristiani: Umanesimo cristiano’, pagg. 109-117.
(didon)