1 Samuèle 3,1-10.19-20; Salmo 39 (40); 1Corìnzi 6,13c-15a.17-20; Giovanni 1,35-42
Teologia del Corpo
1. «La parola del Signore era rara» nei giorni di Eli profeta. Il frastuono era ostacolo all’ascolto del Signore Dio. Un fanciullo, nel silenzio, nell’ascolto e nell’assistenza di Eli era in attesa della Parola: «Il Signore chiamò il fanciullo: Samuèle!». Samuele sobbalzò in tutto il suo essere «e rispose: Eccomi; parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta».
Il corpo anziano e debole di Eli non pose impedimenti alla Parola ed essa prese vita e si fece ascoltare.
2. Giovanni il battezzatore ravvivò il desiderio di redenzione da schiavitù antiche ed annunciò: «Ecco l’agnello di Dio». Stroncata la presenza fisica di Giovanni, risorgono ideali e danno occasione a Gesù di domandare: «Che cosa cercate?».
I discepoli di Giovanni donano risposta: «Rabbì – Maestro -, dove dimori?». Cessano gli ideali, il corpo è sfruttato per esercitare potere; lo spirito, il corpo divengono equivoci e contrastanti. Dimentichi dei valori fondamentali, ci si rifugia in una estetica formale ed esteriore, incurante di coscienze e cuori e la Parola rimane inascoltata. La pubblicità sfrutta il profondo dell’essere umano a fini economici e pone in alternanza il corpo e gli ideali.
In questo deserto la Parola diviene invito ad una esperienza di vita: «Venite e vedrete». L’invito, accolto, coinvolge i puri di cuore che diffondono la Parola non più rara: «Abbiamo trovato il Messia». Il fratello invita il fratello «e lo condusse da Gesù». Gesù, «fissando lo sguardo su di lui», gli profetizzò: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato ‘Cefa’, che significa Pietra».
Del corpo abbiamo idea come di peccato. È stata edificata una Terra per ricchi e potenti, per chi si sente padrone del corpo e dell’esistenza degli altri. È questo il momento dell’incontro sorprendente nell’essere e nell’operare: ‘Tu chi sei?’. Un pescatore, un imprenditore. ‘Diverrai altro: ti cambio la vita’.
3. Dal corpo di Gesù Cristo, straziato dalla Croce e finalmente risorto, sorge la trasformazione di un corpo asservito dall’uomo e glorificato da Dio: «siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!»
Vuoi una spiegazione? Soltanto quella della Parola: «Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza». È invito a prender coscienza che «chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito».
Questo spirito, il vostro corpo «lo ha ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi».
È invito a riconoscere la dignità ed identità del cristiano: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?»: alla domanda di S. Paolo dobbiamo risposte adeguate. Poche risposte sono scritte, perché per effimeri ideali il corpo è vissuto. Molto rimane da scrivere: non il Libro, ma come viviamo il nostro essere corporeo, come lo stimiamo. Non serve a molto sapere cosa è corpo, ma quale futuro possa attingere: il corpo è una sinfonia ed una musicalità da crescere dai toni eccelsi ai gravi, come un organo di chiesa dalla Celesta al Subbasso, dal Grande Ripieno al Flauto traverso. È poesia? Anche la poesia è verità ed è di questo che il corpo ha bisogno d’esser nutrito; di questo vive. Quando il corpo si esalta in una espressione interiore, artistica, atletica, riesce a far vivere insieme il corpo e lo spirito, a farne una sola persona, valore che non ci siamo impegnati a chiarire, eppure ci si illude di conoscere.
Si ripete in giorni di guerra: ‘Sono troppe le vittime civili!’. Sapete dire qual è il numero di morti civili tollerabile? E i militari: hanno un corpo e una carne da cannone? Del corpo ne abbiamo fatto strumento di odio, di morte, dimenticando la parola di S. Paolo: «Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?». E, se sono di Cristo, come mai, per una abitudine diseducativa, li descriviamo come peccato? «Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo».
Il Covid è stato così assassino da impedire l’esser vicini a chi ci voleva vicini nel dolore: ‘Vorrei una mano che mi stringa la mano!’. Dentro di noi viviamo questa insopprimibile aspirazione ed attesa di aver un corpo, una persona capace d’amore, vicina. Disumano è il Covid perché allontana da quella mano che sola può consegnare serenamente ed in lacrime a Dio. Disumano è perché deturpa e distrugge l’incontro e la libertà di congiungere, negli ultimi momenti terreni, il cielo e la terra.
Invenzione retorica? No! Invenzione della preghiera insegnata da Gesù: «Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione». Il corpo e lo spirito vivono la medesima dignità ed identità nella volontà del Padre.
(didon)