Sapienza 1,13-15; 2,23-24; Salmo 29 (30); 2Corìnzi 8,7.9.13-15; Marco 5,21-43
Un fine immortale
«Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo». La possibilità di non morire era stata donata alla natura umana: «Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura». In principio «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi». La morte è frutto della invidia del diavolo contro chi vive di speranza e la semina. Giotto rappresenta l’invidia come una vipera al posto della lingua.
“Ma il Signore si è dimenticato di me?” è l’angosciosa domanda di una voce piangente: «La mia figlioletta sta morendo». È bello che una figlioletta rimanga per sempre sperduta bambina rendendo ancor più povera una già debole umanità? Tragedie ripetute esigono impegno previdente e riflessioni su scelte di vita sociale e vita di fede.1. La vita è ‘famiglia’: tu, padre, tu, madre, voi, figli, formate alla vita. Curate meno interessi egoistici. Siate solleciti e solerti. Il Dio annunciato da Gesù vi sostiene nella missione. Il “tutti lo fanno” non sia più criterio di formazione alla vita. Non cercate facili sentieri per giungere alla qualificazione sociale né a quella di fede. Pregate, invocate senza gridare, ascoltate la voce tenue del silenzio che parla al cuore. Nello strepito di voci pettegole il Signore tace.
2. Solo di Dio si può affermare che sia misericordioso oltre misura. La Parola di Dio annuncia: «La giustizia (il potere di rendere giusti) è immortale». Non è tardi per ricorrere al Dio misericordioso! Riconoscete «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero» perché «voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Invocate: «Vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».
La persona di fede è circondata da masse diffidenti e disperate: «Tua figlia è morta». Servi del peccato e della morte, rimproverano: «Perché disturbi ancora il Maestro?».
La risposta di Gesù travolge i limiti umani: «Non temere, soltanto abbi fede!». «E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni»; pochi rimangono davanti a Gesù che stupisce: «Perché vi agitate e piangete?». Come non piangere, Signore! E’ una bambina!
«La bambina non è morta, ma dorme». Anche Maria, Madre di Gesù, si addormentò nel Signore. E fu la Assunzione: dono accessibile alla persona umana se curasse il dialogo d’amore con il Creatore.
«E lo deridevano»: impediscono che vinca ogni giorno la vita e la speranza. L’espressione di Gesù è decisa: «cacciati tutti fuori», incapaci di conoscere con occhi diversi dall’umano, «prese con sé il padre e la madre della bambina; prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum» = «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».
«E subito la fanciulla si alzò e camminava». Il Vangelo aggiunge: «Aveva infatti dodici anni». Una giovane incontaminata, seppure immersa nel male del mondo, è capace di giungere alla sublimità del cielo? Al di là del limite è la fede sublime.
Quando Gesù è tenuto lontano e nascosto gli si toglie ogni possibilità di esser vicino nel dolore. Non è colpa, non è accusa: è constatazione di un comune e solito cammino demolitore di ideali; disfacimento di ogni speranza. Il poter non morire è dono perduto per via: «Essi furono presi da grande stupore».
«E raccomandò loro, con insistenza, che nessuno venisse a saperlo»: inutile è il miracolo per condurre ad una fiduciosa fede. ‘Che nessuno venga a saperlo’: persone sventate nutrirebbero speranze futili e passeggere. Afferrerebbero l’utile immediato: il ricordo non diverrebbe memoria, ma passato. Tu, padre, tu, madre e tu, figlioletta, ricordate di rendere meno dolente il giorno della Croce, il passaggio definitivo dalla vita mortale alla vita oltre il morire.
Volete rendere terreno il cielo? Errate: rendete celeste la terra «e non chiamate «padre» nessuno sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste».
Domandare il quando ed il come genera distanza, sa di troppo nel dialogo con il Creatore. Non delusione, ma preghiera: «Rinvigorisci la nostra fede perché nell’incontro con Te sperimentiamo ogni giorno la tua vivificante potenza».
(didon)