Apocalisse 7,2-4.9-14; Samo 23 (24); 1Giovanni 3,1-3; Matteo 5,1-12°
Beati!
«Beati!»: e cosa ho per dirmi Beato?
Questa beatitudine è strana, o Signore!
Cosa io sono davanti a Te se mio padre, mia madre, mio figlio…!… non li posso più abbracciare.
Ho bisogno, Signore, che ogni giorno inizi con un abbraccio!
E Tu, mi dici Beato perché piango, sono povero? Stati di vita e d’animo difficili: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno».
Come puoi dirti Tu, beato, in Croce? E come puoi dire beata tua Madre? Come hai potuto permettere che tua Madre soffrisse vedendoti sulla Croce?
Non mi dire che tu non hai sofferto: hai gridato forte di dolore; hai scosso il cuore di tua Madre.
Sì! Una volta hai pianto. Su Gerusalemme. Forse la pena per Gerusalemme era più dolorosa di quella per tua Madre?
Sei strano, o Dio di Gesù!Tu rendi ancora più pesante la Croce tua e la mia quando dici: «Diranno ogni sorta di male contro di voi».
Può consolare il fatto che parlano «mentendo»?
E dici: «per causa mia». Sei tu la causa della mia sofferenza?
Sei strano, o Dio!
«Rallegratevi ed esultate»: per la sofferenza dobbiamo esultare? «Grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Nella preghiera che ci hai insegnato ci fai pregare: «Come in cielo così in terra».
Quando questa Terra sarà «come il cielo?».
Donaci Speranza. Forse la speranza è fondata nella parola che ordina: «Non devastate la terra»?
Inizio, forse, a comprendere: «Ecco, una moltitudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» ti onora.
Inizio, forse, a vedere: «Tutti stanno in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello».
Se ascolto bene, essi «gridano a gran voce» che «la salvezza appartiene al nostro Dio».
Vorrei spiegazioni, chiarimenti, risposte a domande inquietanti. Anche Giobbe ti poneva domande e tu rispondevi.
Siamo come i bigotti suoi presunti amici che non permettevano né domande né ascoltano risposte.
Cosa ci vuole per esser santo? Santi «sono quelli che vengono dalla grande tribolazione».
Allora tutti lo possiamo essere. Senza far nulla di straordinario, senza far miracoli?
E’ tua la seguente risposta? I miracoli, se vedete bene, li fate ogni giorno che vivete nella tribolazione e mi fate domande. Siete beati perché mi parlate secondo i suggerimenti del cuore, non secondo ragionamenti che non toccano il cuore. Così si comportava Giobbe. E fu giusto davanti a te, Signore, e davanti all’uomo sofferente.
Tu rispondi: Quando tu piangi, io piango con te. Il sangue tuo si frammischia al mio e non sai più quale sia mio, quale il tuo. Anche il tuo può esser divino. Anche tu lo puoi.
Beato te, che mi hai parlato dalla pienezza del tuo cuore. Te, beato, griderò al mondo. A chi ti conosce ed a chi non ti conosce. Lo griderò a tua madre, a tuo figlio, a tuo fratello. E loro, se hanno il cuore come il tuo, comprenderanno.
Loro «hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»: ora sono «chiamati figli di Dio, e lo sono realmente!».
Dalle parole che poco fa mi hai detto, Signore, ho compreso che «il mondo non ci conosce».
E come potrebbe conoscerti se «non ha conosciuto me?». «Non ti è stato ancora rivelato» chi sarai, ma ricorda: «Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».
Dialoga, parla con me, non ti bastino riti strani; non pretendere miracoli. Il miracolo sei tu che attraversi la valle del Demonio e non resti infangato.
Signore, «concedi al tuo popolo l’abbondanza della tua misericordia».
«Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio, nei secoli dei secoli».
«Amen»: gridano insieme tutti gli eletti.
Ti dice il Signore: “Mi pare d’aver ascoltato anche la tua voce. Sì è proprio la tua”.
(didon)