1Samuèle 1,20-22.24-28; Salmo 83 (84); 1Giovanni 3,1-2.21-24; Luca 2,41-52
Stupore per una Comunità Educante
1. Nei giorni del Natale, nei Vangeli, si legge spesso la parola ‘stupore’. Non è stupore per le luci di Natale; è stupore perché un Bambino annuncia ai ‘grandi’ la necessità di dare una svolta educativa alla storia: «Tutti quelli che udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte».
Anche «Maria e Giuseppe, al vederlo restarono stupiti» e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
«Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Il primo passo per accostarsi a Dio, Creatore e Padre è lo stupore, quello stupore che induce a comprendere che il futuro della persona umana non risiede nell’essere individui singoli e potenti, ma persone che hanno relazione di amore: famiglia.
Coloro che compresero «si prostrarono là davanti al Signore».
2. «Logos» del Natale, non è Parola da dire. È Parola che si fa ‘Carne’: Verità, Via, Vita da vivere.
«Essi non compresero ciò che aveva detto loro»: non è Verità intellettuale. Verità è Via da seguire, Vita da realizzare. Essi seguirono la voce del Santo Spirito. Pur non comprendendo, Maria «sua madre, custodiva tutte queste cose nel suo cuore»: medita, ascolta, vede. È sottomessa allo stupore dello Spirito: se ne serve per educare il Bambino. Sì! Maria e Giuseppe sono ‘Custodi – Educatori del Bambino. «Per questo fanciullo ho pregato».
Che pensate che Gesù sia cresciuto miracolisticamente? Che Maria e Giuseppe stavano a guardare cosa succedeva?
Maria e Giuseppe insegnano e, più che insegnare, ‘educano’ Gesù.
Che Gesù abbia avuto bisogno di bravi educatori vi stupisce? Gesù ha assunto una condizione umana da vivere integralmente. Che pensate che Gesù e Maria non abbiano pianto quando venne a mancare Giuseppe? Che non abbiano avuto difficoltà per rimediare un pane ‘quotidiano’? Miracoli Gesù ne ha compiuti: mai per il suo comodo. Trasformare il Natale in una bella favola non l’ha compiuto Gesù. L’abbiamo fatto noi; talvolta per amore; più spesso per meschino interesse.
Assunta in sé la natura umana, ad essa lui si è sottoposto: «Scese dunque con loro e venne a Nàzareth e stava loro sottomesso». «Era ancora un fanciullo». Maria e Giuseppe lo portarono «con sé». Con questo modo di essere: «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».
Non siamo sulla strada giusta: non siamo una Comunità Educante; molte famiglie non lo sono: è da compiere un cammino per giungere alla strada.
Il cammino è: «osserviamo i suoi comandamenti».
La strada è: «facciamo quello che gli è gradito».
«Questo è il suo comandamento»: non è Legge; è aspirazione del cuore. Questo è ‘educare il cuore’.
«Carissimi», educare il cuore è «Credere nel nome del Figlio suo Gesù Cristo; vedere quale grande amore ci ha dato il Padre».
«Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, e lo siamo realmente! Ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Vero è che noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è».
Sappiamo che «il mondo non ci conosce». Per forza: «non ha conosciuto lui».
«Carissimi, non abbiamo timore: abbiamo fiducia in Dio. Se il cuore non ci rimprovera nulla, Dio ci rimprovera meno di ciò che ci rimprovera il nostro cuore e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui».
La convinzione di poter divenire Famiglia Educante, Famiglia di famiglie educanti, ha una strada: «Amarci gli uni gli altri». E sarà raggiunta la meta.
(didon)