Quando il Figlio dell’uomo verrà nel suo splendore, insieme con gli angeli, si siederà sul suo trono glorioso. Tutti i popoli della terra saranno riuniti di fronte a lui ed egli li separerà in due gruppi, come fa il pastore quando separa le pecore dai capri. Metterà i giusti da una parte ed i malvagi dall’altra. Allora il re dirà ai giusti: – Venite, voi che siete i benedetti dal Padre mio; entrate nel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Perché, io ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete venuti a trovarmi.
E i giusti diranno: – Signore, ma quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo incontrato forestiero e ti abbiamo ospitato o nudo e ti abbiamo dato i vestiti? Quando ti abbiamo visto malato o in prigione e siamo venuti a trovarti? Il re risponderà: – In verità, vi dico che tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me.
Matteo si rivolge alla sua Chiesa, bisognosa di ritrovare l’attenzione per il futuro ed una fedeltà per il presente. Il brano si apre con una solenne presentazione del Giudice. (Cfr. Daniele 7, 13-14; Matteo 16, 27; 19, 28)
Entrano poi coloro che dovranno essere giudicati: sono tutti i popoli. Il giudizio ha un carattere universalistico. Poi c’è l’azione giudicatrice: una netta separazione, come il pastore divide le pecore dai capri. E risuona la sentenza: agli uni un destino eterno di gloria, agli altri la perdizione definitiva. Il giudice si identifica con i fratelli più bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, e prigionieri. Tra Gesù, il figlio dell’uomo, e gli indigenti esiste una misteriosa solidarietà. Chiunque versa in condizioni disagiate o disumane, si trova perciò stesso unito strettamente a lui, entra a far parte della sua realtà personale. Nel giudizio non ha alcun peso sapere o non sapere che Gesù è presente nei poveri soccorsi o trascurati. Vale solo l’aver fatto o non fatto. Anche senza saperlo hanno già incontrato il giudice di fronte al quale sono raccolti ed Egli ha già incontrato loro. Il giudizio è un secondo incontro rigorosamente legato al primo. La storia umana non è avviata, destinata ad una fine, un termine, ma è in cammino verso un fine, un traguardo, un incontro con Qualcuno che già cammina con noi e tra noi nei fratelli, sulla strada del tempo.