Lectio Divina:
PADRE NOSTRO
(don Steno Santi)
Vangelo di Matteo 6, 7-15: Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male .
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
Padre è il nome di Dio
“E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi
per ricadere nella paura, ma avete ricevuto
uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo:
Abbà, Padre !”
(Romani 8,15)
“…perché siate figli del Padre vostro celeste,
che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi
e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti
e sopra gli ingiusti “
(Matteo. 5,45)
L’uomo può rivolgersi a lui come un figlio chiamandolo familiarmente Padre come ha fatto Gesù.
La vera novità però non sta nel rivolgersi a Dio con l’appello di Padre ma nel potersi rivolgere a Lui, con lo stesso tono di Gesù figli nel Figlio.
- Dio è Padre di tutti i giovani che non trovano più ideali alla loro vita
- Dio è Padre di coloro che non sopportando gli odi etnici hanno preferito lasciare il proprio paese senza fraternità.
- Dio è Padre di coloro che l’egoismo delle persone considera inutili nella società.
- Dio è Padre di tutti coloro che hanno saputo riconoscere la sofferenza degli altri e si sono messi in prima fila lottando per la giustizia.
Vangelo di Luca11,2-4: Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
o.
“I serafini proclamavano l’uno all’ altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli Eserciti.
Tutta la terra è piena della Sua gloria “.
(Isaia 6.3)
“Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perchè le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscite da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.
Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.
(Giovanni. 17,6-10)
Gesù ha santificato il Padre con la sua perfetta obbedienza accettando di essere in tutto la trasparenza del suo amore universale.
un’obbedienza vissuta in tutta la propria esistenza ma che ha trovato il suo compimento sulla croce dove l’amore di Dio si è manifestato in tutto il suo splendore e in tutta la sua universale gratuità. Gesù ha pregato perché la sua comunità venga santificata cioè sia trascinata nel movimento di Dio, insieme separata dal mondo.
Il nome di Dio è santificato in tutti coloro che difendono la vita del povero.
Il nome di Dio è santificato nei poveri e negli umili per i quali la ricchezza è solo quella di credere e sperare.
Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senape, che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami.
Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti.
(Matteo. 13,31-33)
Dio è qui e agisce eccola lieta notizia del regno: Dio ama l’uomo e l’uomo conta molto per Dio.
Se si accetta di guardare l’uomo come egli è davanti agli occhi di Dio si diventa universali.
Questo sguardo è il Regno di Dio. Il regno di Dio mette fine a tutto ciò che distrugge la vita nel mondo a tutto ciò che riduce gli uomini a vivere come dannati; mette fine a ciò che trasforma l’uomo in macchina e la sua vita in merce; mette fine a tutto ciò che fa diventare l’uomo schiavo di un altro uomo o di se stesso.
Venga il Tuo regno:
affinchè tu regni in noi per mezzo della grazia e tu ci faccia giungere al tuo regno
- ove c’è di te una visione senza ombre,
- un amore perfetto,
- un’unione felice, un godimento senza fine.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una gran folla veniva da Lui e disse a Filippo:
– Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?
Diceva così per metterlo alla prova; Egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: – Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo.
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: – C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma cos’è questo per tanta gente?
Rispose Gesù: – Fateli sedere.
C’era molta erba in quel luogo.
Si sedettero dunque e erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie,
li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finchè ne vollero. E quando furono saziati disse ai discepoli:
– Raccogliete i pezzi avanzati, perchè nulla vada perduto.
(Giovanni. 6,5-12)
Il cristiano che recita il Padre nostro prega al plurale chiede il pane comune, il pane per tutti, non soltanto per se stesso. Questo è l’ideale perseguito dalla prima comunità di Gerusalemme non quello della povertà volontaria ma quello di una povertà che non può tollerare che vi siano fratelli nell’indigenza.
Dalla domanda del pane traspare anche un vivo senso di sobrietà. Si chiede al Padre il pane sufficient5e per oggi, nulla di più. Nessun inutile affanno, nessuna passione per l’accumulo.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
- il pane della Parola e della Pace
- il pane della misericordia e del perdono
- il pane del servizio e della giusta condivisione
- il pane dell’Amore che non aspetta niente in cambio.
- Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.
- Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
- Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.
- Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.
(Ezechiele 36,24 -28)
(Luca 15,18 -24: la parabola del padre misericordioso)
L’uomo è per essenza debitore: di fronte a Dio, dal quale ha tutto ricevuto, senza aver nulla in cambio da ridare.
Non immaginiamo un Dio che vuole di ritorno qualcosa per sé, bensì un Dio che vuole si capisca che ciò che si possiede è ricevuto, “dono”, e dunque qualcosa per cui ringraziare e, soprattutto, qualcosa da non trattenere egoisticamente per se stessi.
Il “peccato” è il rifiuto di un dono ricevuto dal Padre.
Siamo figli anche se peccatori; il perdono lo stiamo chiedendo a un Padre, non a un padrone.
E rimetti a noi i nostri debiti:
per la tua ineffabile misericordia, in virtù della passione del figlio tuo e per l’intercessione e i meriti della beatissima Vergine Maria e di tutti i suoi santi.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori:
e quello che noi non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, si possa veramente amare i nostri nemici e si possa per essi, presso di te, devotamente intercedere, e a nessuno si renda male per male, e si cerchi di giovare a tutti in te.
Rispose la donna al serpente:
“Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’ albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”.
Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che se voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio…”.
(Genesi 3,2-5)
Maria disse:
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome…
(Luca 1,46-55)
Il primo atteggiamento che il cristiano deve assumere di fronte al male è l’umiltà di riconoscersi peccatori. Il male è nostro. Non va combattuto fuori, nelle cose, negli altri, ma in noi stessi. Accanto all’ umiltà ci vuole un atteggiamento di vigilanza: perché il nostro cammino non può mai dirsi definitivamente confermato in una direzione, si può correre sempre il pericolo di tornare indietro. Oggi il male è evidente, onnipresente, banalizzato e dilaga in permanenza. E’ necessario chiedere al Signore di liberarci dalle nostre squallide abitudini affinché possiamo rispondere con entusiasmo ai suoi richiami: “Avanzate in acqua profonda!
Andate al largo! Lanciate le vostre reti!”