Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina.
Don Abbondio invece non sapeva altro ancora se non che l’indomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose.
Quello che, per ogni verso, gli parve il meglio o il men male, fu di guadagnar tempo, menando Renzo per le lunghe.
“Vedremo, – diceva tra sé: – egli pensa alla morosa; ma io penso alla pelle: il più interessato son io, lasciando stare che sono il più accorto. Figliuol caro, se tu ti senti il bruciore addosso, non so che dire; ma io non voglio andarne di mezzo”.
Renzo non si fece molto aspettare. Appena gli parve ora di poter, senza indiscrezione, presentarsi al curato, v’andò, con la lieta furia d’un uomo di vent’anni, che deve in quel giorno sposare quella che ama.
Il lavoro andava di giorno in giorno scemando; ma l’emigrazione continua de’ lavoranti, attirati negli stati vicini da promesse, da privilegi e da grosse paghe
Perpetua! – La venne finalmente, con un gran cavolo sotto il braccio, e con la faccia tosta, come se nulla fosse stato..
Una fanciulletta che si trovava nel cortile, gli corse incontro gridando: – lo sposo! lo sposo!
– Zitta, Bettina, zitta! – disse Renzo. – Vien qua; va’ su da Lucia
Lucia, tirala in disparte, e dille all’orecchio… ma che nessun senta, né sospetti di nulla, ve’… dille che ho da parlarle, che l’aspetto nella stanza terrena, e che venga subito -. La fanciulletta salì in fretta le scale, lieta e superba d’avere una commission segreta da eseguire.
Le donne sfilarono, e si sparsero a raccontar l’accaduto. Due o tre andaron fin all’uscio del curato, per verificar se era ammalato davvero.
– Un febbrone, – rispose Perpetua dalla finestra; e la trista parola, riportata all’altre, troncò le congetture che già cominciavano a brulicar ne’ loro cervelli, e ad annunziarsi tronche e misteriose ne’ loro discorsi.
Nella situazione della scuola, oggi, fare un gioco di indovinelli:
Chi è il Principe di Condé
Chi don Abbondio
Chi Renzo
Chi Perpetua
Chi Lucia
Chi il lavoro
Chi una fanciulletta
Chi le donne
Chi ha il febbrone? E chi il bruciore addosso?
E chi sarà mai don Rodrigo? (Unico personaggio chiaro da scoprire – e colpevole. Ma chi l’avrà educato?)
Un discorso superficiale per innalzare pensieri a chi di dovere: dirigenti, insegnanti, personale delle scuole (a quelli che conosco sono personalmente grato).
Un pensiero alle famiglie
Un pensiero agli alunni
Un pensiero agli insegnanti e al personale delle scuole di ogni ordine e grado.
Un pensiero va alla presenza del Signore Dio in mezzo a noi e della Figlia e Sposa e Madre, Maria.
Che aiutino a trovare l’Innominato forte e convertito per risollevare da previsioni difficili.