Una Pasqua da costruire
Noi tutti ne siamo testimoni (Atti 2,32; 3,15; 5,32; 10,39)
C’è la Pasqua di Gesù.
C’è la Pasqua nostra: parzialmente costruita. E’ da rettificare e continuare a costruire.
Non serve a nulla (lo dico esagerando) festeggiare Santi del passato: occorre costruire Santi per il presente.
E non c’è da perder tempo: lo sposo, Gesù, si avvicina e le lampade non tutte hanno l’olio, le voci non sono tutte pronte a cantare. Ancora non abbiamo completato il narrare la gloria dello Sposo. Altri non hanno nemmeno nulla potuto ascoltare.
Non possiamo ridurre il significato e il valore della resurrezione di Gesù al semplice valore apologetico: Gesù è risorto – è il Figlio di Dio – è Dio. Avviliamo così Dio e l’uomo: va bene! Lui è risorto, noi ci arrangiamo: risorgeremo alla fine dei tempi.


La Resurrezione non è accaduta: accade e si realizza pienamente tempo per tempo, è un dono che impegna a testimoniare e realizzare ogni giorno resurrezione: ecco la Pasqua da costruire.
Così come S. Paolo afferma della Passione: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Colossesi 1,24), così affermiamo della Resurrezione: ora io sono lieto e gioisco per voi e do compimento a ciò che, della resurrezione di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
Questo ideale, che era predicazione unanime dei primi discepoli, si è affievolito e quasi scomparso nei secoli avendo ridotto la predicazione alla ricerca della salvezza dell’anima individuale. Ognuno ha pensato al suo ideale e ha volentieri accumulato riti su riti e preghiere su preghiere per “non andare all’inferno”.
La missione alla quale Gesù aveva chiamato non era questa, ma: “Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino (è qui)”(Matteo 10,7).
L’andando, predicate è divenuto: stando, compite riti.
Le riflessioni precedenti nelle letture della Messa di questa Domenica II di Pasqua e nelle domeniche che seguiranno:
“Chiunque crede che Gesù è il Cristo vince il mondo; chi crede che Gesù è il Figlio di Dio”.
Alla accoglienza di queste parole segue la missione: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati. Pace a voi!». “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
“La moltitudine dei credenti aveva un cuore solo e un’anima sola; fra loro tutto era comune”.

L’ideale è prostrarsi davanti al Signore confessando l’insufficienza dell’umano di fronte al divino: «Mio Signore e mio Dio!»” e, andando, proclamare: “Abbiamo visto il Signore”, perdonare i peccati e aiutare a sperimentare la capacità di vincere contro le menti del mondo fedeli all’utile, non al bello.

Per persone abituate allo studio, su questo argomento, posso suggerire testi, in realtà un po’ difficili:
La Resurrezione, Studi Biblici, Autori vari, Paideia
La dottrina della Salvezza nella lettera ai Romani, Stanislao Lyonnet, D’Auria
Ripensare la Risurrezione, Associazione Teologica Italiana, Autori vari, Glossa
Più semplice: Il mistero di Cristo, Renzo Lavatori, EDB.
Per chi ha seguito riunioni da me tenute, suggerisco di rileggere il fascicolo: “Gesù Cristo” (nelle numerose pagine dove si parla della Resurrezione – pagine che riassumono i testi citati e da alcuni contestate; pienamente confermate, invece, dal vescovo Fiorino Tagliaferri).

11 APRILE 2021 II DOMENICA DI PASQUA – DELLA DIVINA MISERICORDIA – ANNO B

Una Pasqua da costruire
Noi tutti ne siamo testimoni (Atti 2,32; 3,15; 5,32; 10,39)

Non possiamo ridurre il significato e il valore della resurrezione di Gesù al semplice valore apologetico:
la Resurrezione è un dono che impegna a realizzare resurrezione: ecco la Pasqua da costruire.
Questa predicazione unanime dei primi discepoli, si è affievolita nei secoli: ognuno ha pensato al suo ideale del “non andare all’inferno” e ha volentieri accumulato riti su riti e preghiere su preghiere per “non andare all’inferno”.
Gesù aveva chiamato: “Pace a voi! Ricevete lo Spirito Santo”.
Segue la missione: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Andando, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino (è qui)”.
L’ideale è prostrarsi davanti al Signore confessando l’insufficienza dell’umano di fronte al divino: «Mio Signore e mio Dio!»” e, andando, proclamare “Abbiamo visto il Signore”, perdonare i peccati e aiutare a sperimentare la capacità di vincere contro le menti del mondo fedeli all’utile, non al bello.