Neemìa 8,2-4a.5-6.8-10; Salmo 18 (19); 1 Corìnzi 12,12-30; Luca 1,1-4; 4,14-21
Festa della Parola
Il Vangelo non è una favola né una invenzione: “io, Luca, ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato” a favore di te che ami trovare il vero Dio “in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.
Per questo dobbiamo ritenere bello leggere “il libro, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno”, “a brani distinti” spiegandone “il senso, e facendo comprendere la lettura”.
Così fa Gesù che “entrò nella sinagoga e si alzò a leggere: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore’.

Questo è il compito svolto da Gesù che “riavvolse il rotolo, e sedette. Gli occhi di tutti erano fissi su di lui e ognuno tendeva l’orecchio al libro della Legge”. Da quel momento la Legge perde il vigore perché già da «Oggi è stata completata questa Scrittura ascoltata».
Come da quel giorno di Gesù, così oggi, se si accoglie la Parola, “tutto il popolo” è chiamato ad “alzarsi in piedi e, alzando le mani al cielo, rispondere: «Amen, amen».
Con l’ascolto della Parola si impara a mangiare il Pane ed a “mandare porzioni a quelli che nulla hanno di preparato”.
Fedeltà al Vangelo richiede portarne ad altri, senza aspettare che vengano a prendere.
“Ora siamo corpo di Cristo: formato da molte membra e tutte sono un corpo solo. Nel corpo non vi sia divisione, anzi, le varie membra abbiano cura le une delle altre, ognuno secondo la propria parte: come apostoli, profeti, maestri; dopo questo vengono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, dell’assistere, del governare”.
Questa è la dignità del cristiano: messaggeri della Parola e portatori del Pane. Distribuirne ognuno per la sua parte e secondo caratteri e prerogative diverse. Ognuno è giudicabile soltanto per un criterio: “l’utilità comune”.
Quale utilità? il “completare, ogni credente nelle proprie membra, quello che manca alla passione e resurrezione di Cristo a favore della Chiesa”. Questa è la bellezza dell’essere e dell’operare cristiano.
Chiamati a celebrare “questo giorno consacrato al Signore” e a non “rattristarci perché la gioia del Signore è la nostra forza”, i cristiani vanno da coloro che non hanno motivi per far festa e portano il necessario, Parola e Pane, per mangiare nel nome del Signore.

più brevemente: 23 GENNAIO 2022 III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C
Neemìa 8,2-4a.5-6.8-10; Salmo 18 (19); 1 Corìnzi 12,12-30; Luca 1,1-4; 4,14-21

Festa della Parola

Il Vangelo non è invenzione: “io, Luca, ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti”.
E’ bello leggere “il libro, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, facendo comprendere la lettura”.
Con l’ascolto della Parola si impara a mangiare il Pane ed a “mandare porzioni a quelli che nulla hanno di preparato”.
Fedeltà al Vangelo richiede portarne ad altri, senza aspettare che vengano a prendere.
Dignità del cristiano: messaggeri della Parola e portatori del Pane, secondo prerogative diverse, per “completare quello che manca alla passione e resurrezione di Cristo a favore della Chiesa”.