Isaìa 6,1-2a.3-8; Salmo 137 (138); 1Cor15,1-11; Luca 5,1-11.
Capaci di generare stupore ed emozione
E’ bello rileggere la Parola di Dio in modo fedele:
“La folla faceva ressa attorno a Gesù per ascoltare la parola di Dio. Lo stupore infatti aveva invaso tutti” e sulla sua parola Pietro e gli altri discepoli “gettarono le reti”.
Davanti a Gesù serenamente bisogna confessare: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».
C’è poco da dire: siamo inadeguati riguardo alle esigenze della diffusione della Parola per il tempo presente.
Siamo “uomo dalle labbra impure” ed “in mezzo a un popolo dalle labbra impure” abitiamo.
Non si ha coraggio tale da generare stupore né da “lasciare tutto e seguirlo”.
La domanda biblica oggi si ripete: «Chi manderò e chi andrà per noi?».
Che tutto il popolo di Dio si riempia di emozione e risponda: «Eccomi, manda me!». Il popolo di Dio è fragile e rimane insieme santo e peccatore, lo si constata ogni giorno, ma “la grazia di Dio in noi non è stata vana”. Per la grazia di Dio presente nei cristiani autentici si è in grado di credere e predicare perché Gesù, non soltanto a Pietro, dice: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
La capacità di vivere in santità è fondata sul fatto che “Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e fu sepolto ed è risorto il terzo giorno” e, per questo, “i nostri occhi hanno visto il re, il Signore”.
Il popolo di Dio ha il suo aiuto per proclamare: «Santo, santo, santo il Signore!».
Una moltitudine di infelici, privi di senso, sono da strappare concretamente alla insignificanza per restituirli alla vita piena. Quale atteggiamento scegliere?
Il rimprovero severo; il non rimproverare la nullità culturale per aiutare a tornare a lodare il Signore; costruire una capacità nuova nella creazione del bello. L’auspicio è che “la fedeltà alla Parola conduca la Chiesa, oggi e qui, a divenire maestra nel generare poeti, architetti, musici, autori di testi teologici e, insieme, poetici e musicali di alta spiritualità. Non servono nella Chiesa né fedeli colmi di rimpianti né fedeli, fautori di fantasiose novità, incapaci di donare inni, sequenze, arti musicali e figurative. Il canto nell’animo elevi lo spirito; la serenità e la pace interiore, donino anima: occorre accompagnare le esigenze attuali al gusto e gioia di trasformare in arte di preghiera, canto e lode le capacità interiori dell’uomo per l’oggi, non per il rimpianto del ieri”. (Le parole dicono che siamo cristiani, pagina 19).