Amos 6,1a.4-7; Salmo 145 (146); 1Timòteo 6,11-16; Luca 16,19-31
Dio, dov’è?
«Guai agli spensierati che canterellano al suono dell’arpa; mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla»: è il rimprovero dei profeti per chi dovrebbe servire il popolo di Dio ed invece né cantano canti d’amore a Dio né sono al servizio del suo popolo.
Ecco la promessa: «Cesserà l’orgia dei dissoluti». Su questa preghiera e speranza si innesta la domanda: “Ma Dio che fa? Perché non interviene contro gli ingiusti?”.
Dio non fa il meccanico che ripara le rotture delle nostre macchine da guerra. Sono da meditare le omelie del Vescovo Domenico Pompili per il terremoto di Amatrice: “Si intuisce che Dio non può essere utilizzato come il capro espiatorio. In realtà, la domanda “Dov’ è Dio?” non va posta dopo, ma va posta prima e comunque sempre per interpretare la vita e la morte. Come pure, va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze”.
Le circostanze e le coincidenze malvagie sono fabbricate da uomini perversi. Nella preghiera si rimprovera Dio per la sua lentezza nell’intervenire nella storia del suo popolo. Si chiede a Dio di intervenire, quasi vendicatore, a difesa. La volontà salvifica di Dio non può essere usata come personale vendetta, come in A.T.: «Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele, àlzati a punire tutte le genti; non avere pietà dei perfidi traditori». Dava risposta più severa S. Paolo: «per i malvagi, come un ladro di notte» verrà il Signore. Per i malvagi!
Per gli altri la preghiera unanime è: “venga presto il Regno di giustizia e di pace”.
A chi chiede un segno dal cielo il Vangelo risponde severo contro i traditori della Parola: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».
La Parola non rimane inerte e ammonisce gli oppressori del popolo di Dio: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti».
L’invito, per i buoni, si fa positivo nella Parola di Dio: «Combatti la buona battaglia della fede» e San Paolo diviene tenero padre: «Tu, figlio mio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza».
Ed aggiunge: «Cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato». Ricorda la tua esistenza di credente «per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni». Non sei solo in questa testimonianza: «Gesù Cristo – prima e più di te – ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato».
E’ ancora possibile un canto: «A Dio onore e potenza per sempre. Amen».

Consiglio, ‘interessato’: “Le parole dicono che siamo cristiani”. Pagine 41-42: “Il linguaggio delle Sacre Scritture descrive la storia che si fa. La lentezza di Dio”. Reperibile presso: ACTAS, Tuscania; La Coccinella, Vetralla; Totus Tuus, Viterbo; Il cuore di Rosalba, Montefiascone; e   https://susiledizioni.com/libri-ed-ebook/libri-pubblicati/anno-2021/le_parole_dicono_che_siamo_cristiani–776.html
Nella musica e nel canto: ‘Dio dov’è? – I nuovi Salmi di Marcello Giombini’, Elledici.
didon