Re 5,14-17; Salmo 97 (98); 2Timòteo 2,8-13; Luca 17,11-19.
Cantare d’Amore (Diritto, Gratitudine, Amore)
1. Il diritto: Gesù non rinnega l’ordine costituito; invita a rispettare le norme della Legge: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».
Gesù supera le norme e le leggi dell’ordine costituito: «E mentre essi andavano, furono purificati».
Vorrebbe, Gesù, a questo punto, che l’uomo fosse cosciente della sua storia e trovasse riconoscenza per i doni ricevuti. Non trovando risposta alle sue attese, Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci?»
Non può non rammaricarsi per come viene accolto il dono di Dio: «E gli altri nove dove sono?». 2. La gratitudine: La statistica direbbe che il 10% è capace di riconoscere il dono: «Uno di loro tornò indietro lodando Dio a gran voce».
La riconoscenza può andare oltre la gratitudine e divenire preghiera e fede: «e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano». Una constatazione amara: i figli, gli eredi, i fratelli non sono capaci di rendere grazie ed amore: «Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?».
La conseguenza è che tutti furono guariti, uno soltanto fu salvato: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Riceviamo doni e li riteniamo ‘diritto’; riceviamo accoglienza e la nominiamo ‘dovere’: non portano ‘Salvezza’. L’accoglienza, così come viene praticata, non solo non porterà Salvezza: porterà i figli degli accolti a spararci addosso.
3. L’Amore: Non ‘debbo’ nulla a nessuno: ho bisogno, esigenza di Amore. Senza Amore non posso vivere e mi sento non contento se non posso ‘rendere grazie’. Non so più come agire per dimostrare Amore e dico: «Accetta un dono dal tuo servo».
Il vero Apostolo non agisce a condizione di denaro, non aspetta il ‘grazie’: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». «L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò». Agendo come si è soliti, potrebbe, forse, nascere gratitudine. Non serve. Il Vangelo cerca la conversione: «il tuo servo non intende compiere più un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore». Questa è conversione del cuore: «Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto». E per questo, anche io, «soffro fino a portare le catene come un malfattore».
La conversione accade quando «la parola di Dio non è incatenata» a leggi ed usanze umane; non si accontenta di declamare diritti, di esigere riconoscenza, attende una scelta fondamentale verso Gesù Cristo, Figlio ed Amore donato dal Padre che conosciamo soltanto con la forza del Santo Spirito. Ecco il canto d’amore che sgorga dalla educazione e formazione del cuore: «Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo».
Se non vogliamo che Gesù Cristo, Re, ‘regni su di noi’, «se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà»: malvolentieri rispetterà la nostra scelta libera. Vorremo star ‘senza’ Gesù? ‘Senza’ Gesù rimarremo.
Scelto l’Amore, come opzione fondamentale di vita, non si torna più indietro: «Se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso». Potremmo barcollare sulla via, Lui ci sosterrà: «Questa parola è degna di fede». Non andremo diritti come palle di cannone, ma la direzione ultima rimarrà Amore.
Cosa significa cantare d’Amore? «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele». Ora so, conosco, sperimento, amo. Sono ‘cotto’ di Dio. Non posso far altro che buttare fuori dalla bocca un carbone ardente che non posso tener dentro: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».
Cosa significa ‘Maestro, abbi pietà di noi’? Pietà è pietas, avere cura, prendersi cura, prendersi a cuore, ‘I care’, avere a cuore. Io amo, io sento, mi cale. Ammansire il lupo che può essere in noi (dai Fioretti di S. Francesco).
‘Mi sapete dire quando finisce la notte? E quando comincia il giorno? Quando, in mezzo ad una grande folla di uomini e donne, il volto di uno sconosciuto ti appare caro, come se fosse il volto di tuo padre, madre, fratello, sorella, allora la notte sta per finire’.