Isaìa 8,23b-9,3; Salmo 26 (27); 1 Corìnzi 1,10-13.17; Matteo 4,12-23
Da ‘Parola’ a ‘Carne’: e lo chiamammo Gesù
Quando il Vangelo giungerà fedelmente ai cuori, «il popolo che cammina nelle tenebre vedrà una grande luce». Occorre tornare allo stile della piccola Galilea di Gesù per farne una «gloriosa Galilea delle genti».
1. Parole di Papa Francesco: “Giovanni, compiuta la sua missione, sa farsi da parte, si ritira dalla scena per fare posto a Gesù. Giovanni ha indicato Gesù come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e ora si mette in umile ascolto. Da profeta diventa discepolo. Ha predicato al popolo, ha formato i suoi discepoli. Fa un passo indietro, perché molti abbiano la gioia di incontrare Gesù. Imparare a congedarsi: se non lo si fa è per protagonismo o per interesse.
Libertà dagli attaccamenti: virtù di farci da parte, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù.
Questo è valido anche per i genitori verso i figli: «Non vi lasciamo soli», ma con discrezione, senza invadenza. Libertà di crescere: siamo capaci di fare posto agli altri? Di ascoltarli, di lasciarli liberi, di non legarli a noi pretendendo riconoscimenti?”.
E Gesù rispetta Giovanni, ma, quando sa che «Giovanni era stato arrestato, si ritira nella Galilea, lascia Nàzaret e va ad abitare a Cafàrnao».
2. Importante è non uccidere il bello e bene compiuto da coloro che precedono: così fa Gesù dopo che Giovanni ha portato a termine la sua missione. Gesù inizia dove Giovanni termina, ne continua la predicazione: «Gesù», lodando Giovanni, «cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Soltanto dopo inizia la missione ‘sua’. Incontrò «Pietro, e Andrea suo fratello, disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». «Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono». Gli altri chiamati «subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono».
3. L’errore di seguire più le persone che ci vanno simpatiche che il Vangelo è accaduto già all’inizio della predicazione cristiana. S. Paolo, con energia, a chi dice: «Io sono di Paolo», «Io sono di Pietro», risponde: «E io di Cristo». Richiama i credenti: non si è chiamati a costruire ‘le comunità’, ma la ‘comunione, o ‘la comunità’. «È forse diviso il Cristo?»: lo dividiamo fino alle guerre tra cristiani, come accade in Ucraina e Russia. «Paolo è stato forse crocifisso per voi?»: è giusto che ognuno se lo ripeta per prevenire preferenze, simpatie ed antipatie tra un annunciatore del Vangelo e l’altro.
4. «Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo»: l’origine di ogni apostolato, non proselitismo, è annuncio della Parola. E la Parola è Gesù Cristo, Parola che si fa Carne.
Siamo chiamati a ripetere l’annuncio «non con sapienza di parola perché non venga resa vana la croce di Cristo». “Si dice: La predica era difficile: il Vangelo non era difficile. No. La predica (omelia) era difficile”. Letture non facilmente comprensibili, lettori che ignorano i significati dei testi, della dizione e della punteggiatura; linguaggi umani nel presentare la verità; microfoni e amplificazioni assenti o impossibili da ascoltare: annuncio vanificato.
Un linguaggio prossimo al Vangelo, sa di fede; lo usa Maria nel Magnificat: ringrazia, loda, esulta con la Parola, non con sue parole. A Maria rimane immediato: una buona ebrea conosce la Legge, i Profeti, gli altri Scritti; contempla, medita; in compagnia della Parola svolge la vita.
Commentare il testo biblico con l’aiuto di altro testo biblico illumina la coscienza: chiarire i significati con l’aiuto di altri passi della Scrittura e non con linguaggio umano. Parabole e discorsi di Gesù, letti stancamente, in forma esclusivamente moralistica, generano stanchezza e noia; bellezza e gioia scompaiono.
Papa Francesco insiste: “Sappiamo gioire del fatto che le persone prendano la loro strada e seguano la loro chiamata, Questo è lasciare crescere gli altri”. Sapremo, allora, innalzare un cantico corale entusiasta: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia: gioiremo davanti a te».
In “Le parole dicono che siamo cristiani”: ‘Leggere e contemplare la Parola con l’aiuto della Parola’ – pp. 21-22’.