Atti 2,14.22-33; Salmo 15 (16); 1Pietro 1,17-21; Luca 24,13-35
‘Fateci sentire entusiasmo!’
1. All’uomo, fatto di terra, sfugge il divino.
«Alcune donne sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo»: i discepoli di Gesù non credono alla Resurrezione; le donne «ci hanno sconvolti»! Verificano il fatto: «Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne». Rimangono dubbiosi e perplessi: «lui non l’hanno visto».
Domande vane ostacolano il cammino: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele». Concludono: «Sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute». ‘Va’ a credere alle donne!’: delusi, vorrebbero zittirle.
Voler imporre limiti e norme a Dio non è cosa saggia.2. Gesù non si irrita per l’incredulità, la paura, lo stupore insieme incredulo e gioioso dei discepoli: viene, anzi, in soccorso di chi, pur deluso, è alla ricerca di Verità: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!». Gesù rimprovera, ammonisce ed accoglie anche gli operai dell’ultima ora.
3. Chi accoglie Gesù Cristo, Dio fatto Carne, morto e Risorto, il Vivente, giunge al divino per mezzo delle Scritture: «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui». Gesù continua: «Non bisognava che il Cristo patisse per entrare nella sua gloria?».
Pietro, entusiasta del Risorto, dopo la Pentecoste, avendo accolto Gesù e il Santo Spirito, proclamerà senza timori: «Gesù di Nàzaret, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso». Il vero animo di Pietro si rivelerà con coraggio missionario: «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni».
A chi accoglie il primo annuncio, il Kerigma, gli Apostoli comunicano i significati delle Scritture: «Voi sapete che foste liberati dalla vostra vuota condotta con il sangue prezioso di Cristo». «Comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri».
4. Il primo annuncio si perfeziona ascoltando le Scritture: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi quando ci spiegava le Scritture?». Dall’ascolto sgorga la preghiera, l’entusiasmo, il coraggio: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». «Egli entrò per rimanere con loro».
Si diviene adulti nella fede nello «spezzare il pane»: «Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro». «Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero».
5. «Ma egli sparì dalla loro vista»: è scomparso il Risorto dalle aspettative? Uno sguardo per scrutare le profondità del cuore avverte che se lo spezzare il Pane e l’ascoltare le Scritture fosse incompleto o errato il Risorto sembrerebbe nascosto.
Per diffondere la Buona Notizia, finalmente giunta al completamento, i discepoli «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme». Credevano di portare una novità; «trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone! » Gioiosi, «narravano ciò che era accaduto lungo la via». E mettevano in luce che «l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane».
Non sempre si riesce ad essere eroi; sempre si può esser santi. Te la senti quando «si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» di partire senza indugio, di corsa? I passi sono diversi, ma te la senti di seguire un percorso con Cristo?
Convertire, non adattare: «Convertitevi e credete al Vangelo». Non ‘adattate il Vangelo al mondo’, ma convertite il mondo al Vangelo. Paolo e Pietro testimoniano che il Vangelo non deve essere adattato a strutture umane.
Si tratta di vera conversione: tradizioni e feste umane tramutate in feste e tradizioni cristiane evidenziano che il «Ma io vi dico» deve avere più ampia lettura. La conversione del cuore richiede il passaggio dall’umano morire al divino risorgere. Amore è valore soltanto divino: il cristiano è, però, capace di imitare l’Amore.
‘Fateci sentire entusiasmo!’: ripetono ancora le nostre campane.
(didon)