Èsodo 24,3-8; Salmo 115 (116); Ebrei 9,11-15; Marco 14,12-16.22-26
Prendersi cura dei deboli in ‘umanità’
Per esser belli \ buoni cristiani è necessario esser, prima, uomini belli \ buoni.
L’esser ‘umani’ è debole, talvolta assente: le «trasgressioni commesse» sono molte. È ‘umano’ uccidere un fratello? È ‘umano’ studiare per produrre materiali distruttivi, detti ‘più efficaci’? È ‘umanità’ considerare più glorioso chi uccide più fratelli; spesso inermi bambini?
A confronto con questa umanità desolata sta l’intervento di Dio: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi». «Sulla base di tutte queste parole il sangue di Cristo offrì se stesso a Dio». Soltanto questo sangue «purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte».
«Serviamo al Dio vivente per mezzo di Gesù Cristo perché lui soltanto è mediatore di un’alleanza nuova». L’essere uomo non basta a portare pace, pane, serenità interiore. Non basta l’essere ‘umani’: è troppo fragile, generalmente raro, forse incapace. Bisogna che la virtù di essere ‘umani’ sia ‘redenta’ da Gesù Cristo che è venuto e, tornando al Padre, ha lasciato, per il tempo della sua assenza fisica, la Parola ed il Pane, suo Corpo e Sangue, tutto il suo essere.
Il ‘segno’ che Gesù Cristo dona esige la decisione dei credenti di vivere e affermare: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo e vi presteremo ascolto» affinché «coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa». Non esiste il vero uomo se non redento, immagine somigliante del Creatore che accoglie la redenzione di Cristo.
Ogni giorno, «i discepoli dicano a Gesù: dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Senza la partecipazione umile e disponibile al servizio non c’è Pasqua: «I discepoli andarono e, prepararono la Pasqua».
‘Gli Apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato il comando di rinnovare la Pasqua da Gesù, il quale prese il pane e rese grazie dicendo: “Fate questo in memoria di me, questo è il mio corpo”. E parimenti, preso il calice e rese grazie disse: “Questo è il mio sangue”; e ne distribuì soltanto a loro.
Il Sangue di Cristo è «versato per molti». Perché ‘per molti’ e non ‘per tutti’? Alcuni non accettano il dono che sarà soltanto per coloro che lo hanno accolto. ‘Questo cibo è chiamato Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato’. Con queste disposizioni ‘ci si raduna tutti insieme, si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti. Si innalzano preghiere. Si fa la distribuzione degli alimenti consacrati, e se ne manda agli assenti ed, insieme, come popolo di Dio, si acclama dicendo: “Amen” e, come Gesù ed i discepoli, «dopo aver cantato l’inno, si esce verso il monte degli Ulivi».
Al monte degli ulivi sta l’umanità. C’è chi porta soccorso, non per l’anima o per il corpo: per la persona umana. ‘Quel nutrimento, consacrato con la preghiera che contiene la parola di Gesù stesso e di cui si nutrono il nostro sangue e la nostra carne è carne e sangue di Gesù incarnato’. Da quel giovedì di passione e di gloria ‘ricordiamo a vicenda questo fatto. Per tutti i beni che riceviamo ringraziamo il creatore dell’universo per il Suo Figlio e lo Spirito Santo. E quelli che possiedono, aiutano tutti i bisognosi e siamo sempre uniti gli uni con gli altri. Quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole per soccorrere chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, e i carcerati e gli stranieri.
Eucaristia è prendersi cura di chiunque sia nel bisogno’.
(didon)