Èsodo 16,2-4.12-15; Salmo 77 (78); Efesìni 4,17.20-24; Giovanni 6,24-35
La Parola impegna
Il chiacchiericcio e la mormorazione sono un’arte deleteria comune. Nessuno dica: “Io, no!”. La «comunità degli Israeliti mormorò»: ce l’avevano contro Mosè, mandato da Dio. Che faremmo con uomini mandati da uomini!
Mosè deve agire come vuole il popolo o come vuole Dio? Il prete deve fare quel che vuole il popolo o quel che afferma il Vangelo? Ad esempio: quale è il criterio per accedere ai Sacramenti? La volontà dei genitori? L’età? La classe scolastica frequentata?
Gli Israeliti si domandarono: «Che cos’è?». Non sapevano cosa fosse la manna. È impressione che non si sappia cosa siano i Sacramenti, la celebrazione dell’Eucaristia né perché ci siano!Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». La risposta, oggi, chi la può dare? Facebook?
L’Apostolo afferma: «Non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti». Istruiti! Su cosa? Nel celebrare un Sacramento avete scelto di fare una festa, la fine di un incubo di preparazione, il termine di un percorso che vi ha rotto le scatole o avete deciso di seguire Gesù Cristo ed il suo Vangelo?
Dalla Sacra Scrittura siamo chiamati «ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio e rivestire l’uomo nuovo».
Ad una accettazione sommaria e superficiale del Vangelo, Gesù afferma: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati».
“Non è questo che io cercavo, direbbe Gesù oggi. Avete compreso l’opposto di quel che volevo!”.
«Datevi da fare»: qui c’è da impegnarsi in profondità per rileggere e comprendere davvero il Vangelo e gli impegni che comporta, non quei quattro o cinque riti che compiano miseramente. Impegnatevi «non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà».
E quale è l’impegno? «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». È l’amore profondo, l’attesa dello sposo finché non sia venuto! Avete compiuto questa attesa? No? Ed allora cosa cercate? «Io non vi conosco», dice il Signore.
Badate: lo dice il Signore. Non lo dice il prete.
E se non avete compiuto l’attesa, non avete sperimentato il camminare sulle orme di Gesù? Non potete seguirlo: «Non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo. L’unico vero!».
Finché non si inizierà ad amministrare i Sacramenti in modo diverso, la Chiesa sarà sempre fuori del suo cammino!
Invochiamo: «Signore, dacci sempre questo pane». Ma il pane, i Sacramenti non sono qualcosa da ricevere, da prendere, un giorno e poi … ‘chi s’è visto, s’è visto’!
Il Sacramento è una chiamata della Parola al lavoro. Un impegno continuo e costante.
Abbiamo testimoni esemplari: non c’è bisogno di stare tutto il giorno in chiesa. C’è da imparare ad entrare ed uscire e camminare e seguire orme, seguire scarpe. Non ho timore di dire: “Seguite Paolo!”. Quel giovane di Tuscania? Sì! Lui! Per giovani ed adulti. Seguiamo Paolo; guardiamo le sue scarpe consumate; consumiamo le nostre seguendo con lui Gesù.
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
E che non manchi il Pane e la Parola.
(didon)